RABAT. Il Marocco ha rinunciato all'organizzazione della Coppa d'Africa (17 gennaio-8 febbraio 2015). Motivo della decisione, ufficializzata dal ministro dello sport alla Confederazione calcistica africana (Caf) è il diffondersi del virus dell'Ebola. Entro domani la Caf deciderà se assegnare a un altro paese il torneo o se cancellarlo.
La Caf aveva respinto la domanda di annullamento della manifestazione presentata dal Marocco, paese organizzatore, a causa del timore dell'Ebola. Lasciava comunque cinque giorni di tempo al Marocco stesso affinchè dia una sua risposta definitiva, e la risposta adesso è arrivata. Secondo quanto comunicato dal direttore dei rapporti con la stampa della Caf, Junior Binyam, domani ci sarà un'altra, e probabilmente definitiva, riunione sull'argomento. "Tutti i cambiamenti di date andrebbero a scapito del calendario della Caf - ha detto Binyam -, che ha l'obbligo di seguire quello internazionale della Fifa. Oltretutto, ci sembra che il dispositivo sanitario approntato dal Marocco per prevenire il diffondersi dell'Ebola sia sicuramente in grado di far fronte ai flussi di gente e a ogni altra evenienza prevista".
Se in Liberia c'è qualche segno di rallentamento dell'epidemia, in Sierra Leone i nuovi casi di Ebola stanno aumentando a una velocità che oggi è fino a nove volte maggiore rispetto a due mesi fa. La denuncia è in un rapporto dell'Ong Africa Governance Initiative, secondo cui il peggioramento riguarda soprattutto le aree rurali del paese. In media, afferma il rapporto, nelle aree rurali intorno alla capitale Freetown si sono avuti alla fine di ottobre 12 nuovi casi al giorno, mentre ai primi di settembre erano 1,3. Anche nella capitale si è avuto un aumento, con il numero medio di casi registrati ogni giorno sei volte maggiore rispetto a due mesi fa. Nel paese dall'inizio dell'epidemia ci sono stati 5338 casi con 1510 morti. ''Il governo in Sierra Leone sta facendo passi avanti aumentando l'accesso ai trattamenti di supporto e assicurando sepolture sicure e dignitose - spiega Nick Thompson, direttore dell'Ong - ma non possiamo fermarci finchè il virus non sarà eliminato, come dimostra l'aumento dei casi nelle regioni rurali''
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