PALERMO. Ore 18.30. Appuntamento in viale Strasburgo. Arriva puntuale, Vincenza Calì. Maglia bianca, shorts jeans e infradito. È semplice e naturale. Allegra e raggiante come sempre. Comincia a raccontare l'ultimo anno della sua vita professionale. Un anno da dimenticare. Lontana da piste di atletica, primati ed emozioni. Dalla sua passione più grande. Già durante le olimpiadi di Pechino 2008, la velocista palermitana comincia ad avvertire i primi dolori al piede. Ma Vincenza non molla. Continua ad allenarsi. Però il dolore è sempre più forte. Allora si ferma. Sta meglio, ma poco dopo il dolore ricomincia. È triste Vincenza. Perde peso, forza e sicurezza. Piange e pensa più volte di abbandonare. Viene operata al tendine d'Achille. Nel corso dell'operazione, ci si accorge di un tumore benigno al piede. Crollano i sogni della Calì. Ce la farò? Tornerò in pista? Da circa un mese, è partito il conto alla rovescia per riscattarsi. La sprinter palermitana ce la metterà tutta per tornare ai blocchi di partenza e sentire il via dello starter. Perchè lontana dal suo mondo, l'atletica, è impensabile viverci.
Come hai vissuto i giorni prima dell'operazione?
«Ho trascorso momenti difficili. Avevo paura di non farcela, ma con l'affetto delle persone care sono riuscita a non perdermi d'animo. Più volte, però, ho pensato di mollare tutto».
Ma non l'hai mai fatto.
«Penso che sia assurdo abbandonare il proprio mondo per un infortunio. Ho sempre creduto fino in fondo che mi sarei potuta rialzare come già avevo fatto in passato. Infatti solo otto mesi dopo l'operazione di ernia al disco, ho vinto i 200 metri ai campionati italiani assoluti di Bressanone siglando anche il personale. Mi ripeto sempre, mille volte caduta, mille volte rialzata».
Mille volte caduta, mille volte rialzata. Chi ti ha dato la forza per rialzarti?
«Me stessa in primis. All'inizio mi perdo d'animo e piango. Poi, mi faccio forza, grazie anche all'affetto della famiglia e del fidanzato e riparto, proprio come mi chiama il mio compagno, "come un missile". Io sono il suo missile. Marco è fondamentale nella mia vita privata e professionale. È la mia forza, con i suoi messaggi d'incoraggiamento, le sue attenzioni, la sua cucina (prepara un'ottima zuppa di cozze). E poi devo ringraziare, colui che mi ha scoperta, il mio allenatore Paolo Pecora, il team delle Fiamme Azzurre e i fisioterapisti del centro medico Mantia (presso cui sto facendo riabilitazione), che mi hanno sempre spronato a continuare».
Hai guardato gli Europei di Barcellona?
«Ho trascorso i giorni a casa, guardando tutte le gare di atletica leggera e piangendo perchè anch'io avrei voluto essere lì. Ringrazio le mie colleghe-amiche, Anna Incerti e Simona la Mantia, per avermi trasmesso la forza di ricominciare. Ho visto le medaglie come un insegnamento, perchè anche loro in passato hanno subito vari infortuni e adesso si sono ritrovate sul podio. Di sicuro, tornare a Palermo mi ha ricaricata».
Quali sono i progetti futuri?
«Sto facendo riabilitazione e ho già ripreso ad allenarmi. Spero di scendere in pista, la prossima estate, per i mondiali in Corea. E comunque, il 2011 sarà un anno di prova per recuperare al meglio in vista delle Olimpiadi di Londra 2012. Non posso perdermi un appuntamento così importante».
E dopo Londra 2012?
«Dipende dalla mia condizione. Qualora avessi ancora difficoltà, scenderò in pista da mamma. E le mattine, come spesso faccio, andrò in piazza a Sferracavallo a comprare il pesce. Adoro il pesce, dopo le stigghiola e le lumache di piazza Kalsa».