Stefano, un bambino cinese di seconda generazione, era preoccupato perchè di recente in un tema in classe sul futuro invece di scrivere le solite due colonne si era limitato a cinque righe e temeva un brutto voto. «Il mio futuro è una pagina bianca. Ho in mano una penna ma non so scrivere...non so cosa scrivere». Ma la maestra lo ha premiato con un 9. A raccontare l’episodio su uno dei suoi «nipoti acquisiti» è stata Elena Goitini, Ad della Bnl e responsabile Bnp Paribas Italia durante «Impossibile 2024 - Costruire il futuro di bambine, bambini e adolescenti. Ora», la biennale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza di Save The Children. «Penso che in quel 9 e in quella professoressa - ha detto - ci sia tanto di quello che ognuno di noi può fare nel quotidiano per riuscire ad accompagnare tutte le fragilità che abbiamo oggi rappresentato all’interno di questa ricerca». La ricerca è «Domani (Im)possibili» di Save The Children da cui emerge «un drammatico divario» nelle aspettative per il futuro tra i ragazzi in condizioni di povertà rispetto ai loro coetanei più abbienti. In Italia più di centomila ragazze e ragazzi tra i 15 e i 16 anni, quasi uno su dieci (9,4%), vivono in condizioni di povertà e ben il 67,4% di loro teme che il futuro lavoro non gli permetterà di uscire dalla povertà: più di uno su quattro pensa che non concluderà la scuola. Ma non sono solo i minori poveri a temere il futuro. Indipendentemente dalle condizioni economiche e dal contesto in cui vivono, le più scoraggiate sono le ragazze: hanno aspettative più alte dei coetanei sugli studi, ma bassissime sul futuro nel mondo del lavoro. Nonostante il 69,4% pensi che frequenterà sicuramente l’università (contro il 40,7% dei maschi), ben il 46,1% delle ragazze ha paura di non trovare un lavoro dignitoso (rispetto al 30,5% dei ragazzi) e una su tre (29,4%) afferma che non riuscirà a fare ciò che desidera (il 24,3% dei ragazzi). E sempre pensando al proprio futuro, nonostante quasi la metà degli adolescenti intervistati provi sentimenti positivi, più del 40% vive l’ansia (24,8%), la sfiducia (5,8%) o la paura (12,1%), mentre il 10,5% non ci pensa proprio. Per tutti questi motivi per Save The Children è «indispensabile un piano strategico di lungo periodo e investimenti certi per contrastare la povertà minorile» e più in generale «per restituire fiducia e aspirazioni ai giovani». La viceministra alle Politiche sociali Maria Teresa Bellucci ha ricordato, tra l’altro, che il Governo sta utilizzando la Child Guarantee, il programma europeo che mette a disposizione fondi straordinari per l’infanzia e sottolineato «’l’alleanza virtuosa tra istituzioni, imprese, terzo settore». Per il commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni due opportunità sono il Pnrr e la Next Generation Ue, quest’ultima per l’economista Tito Boeri come «un’occasione mancata». Enrico Giovannini, direttore Scientifico Asvis, si è detto «scioccato e arrabbiato» per i risultati dell’indagine. Ma a dare fiducia, filo conduttore della biennale, è stata Amel, 22 anni, nata a Ragusa e di origini tunisine che sin da piccola lavorava nei campi e nelle serre di pomodori. «Vivevo una vita che non mi apparteneva. Avevo capito che lo studio poteva essere la porta di uscita da quella vita faticosa». E’ riuscita a diplomarsi: «Sono stata la prima tra le ragazze che conosco. Alla mia età, molte mie amiche sono già sposate».