Nella classifica delle smart city, la Sicilia è al 17esimo posto tra le regioni d’Italia. Questo il risultato che viene fuori dallo studio che la società di consulenza EY, Ernst and Young, pubblica da ormai 6 anni.
Stavolta, però, la Smart city index, nome con cui veniva chiamata la classifica, è diventato Human smart city index e il perché è presto detto: per l’azienda, infatti, l’impatto del Covid 19 ha modificato profondamente le priorità e le abitudini degli italiani, con impatti considerevoli sui lavoratori e, di conseguenza, sull’evoluzione delle città. Nella ricerca, la società ha voluto integrare, quindi, indicatori legati ai comportamenti ecologici, alle competenze digitali dei cittadini e all’inclusione sociale, per analizzare più da vicino la risposta alla domanda di una città più a misura di persona.
Secondo l'Unione europea “una smart city è un luogo in cui le reti e i servizi tradizionali sono resi più efficienti con l’uso di soluzioni digitali a beneficio dei suoi abitanti e delle imprese. Una città intelligente va oltre l’uso delle tecnologie digitali per un migliore utilizzo delle risorse e minori emissioni. Significa reti di trasporto urbano più intelligenti, impianti di approvvigionamento idrico e di smaltimento dei rifiuti migliorati e modi più efficienti per illuminare e riscaldare gli edifici. Significa anche un’amministrazione cittadina più interattiva e reattiva, spazi pubblici più sicuri e un migliore soddisfacimento delle esigenze di una popolazione che invecchia”.
Per trovare una città siciliana nella classifica bisogna scendere alla 46ma posizione, occupata dal capoluogo Palermo, seguita da Ragusa (59), Catania (72), Messina (87), Siracusa (91), Trapani (100), Caltanissetta (101), Agrigento (103) e infine Enna, che occupa la posizione 107 su 109.
L'indice che misura il processo di trasformazione «a misura d’uomo» delle città, dunque, posiziona sei capoluoghi di provincia siciliani nella terza (ed ultima) fascia della classifica. Milano, Bologna e Torino salgono sul podio delle città a “misura di persona”. Si riducono le distanze tra città metropolitane e centri più piccoli, ma permane una forte differenza tra Nord e Sud.
Per fortuna, per quanto riguarda la Sicilia, un dato può risollevare, anche se per poco, il morale: i dati di readiness, ovvero gli investimenti che le amministrazioni hanno portato avanti, sono effettivamente alti, segno che le città siciliane investono e sviluppano iniziative, ma fanno fatica a coinvolgere i cittadini e hanno ottenuto (fino ad ora) una risposta largamente inferiore agli sforzi profusi - il caso che più fa scuola è Palermo -, ed infatti la Sicilia si posiziona al 16esimo posto per rediness a fronte del 20esimo posto per comportamenti e risposta dei cittadini. La regione, inoltre, sembra andare un po’ più forte in termini di inclusione sociale (15), immediatamente compensata dal vero anello debole, la transizione ecologica, per la quale si posiziona al 20esimo posto.
Non tardano ad arrivare le polemiche, soprattutto nelle società che occupano i posti più bassi della classifica, come nel caso di Siracusa: «Si tratta di un’ennesima bocciatura, – dichiara Michele Mangiafico, leader del movimento Civico 4 – che questa volta giudica la mancata capacità di riprogettarsi e riqualificare gli spazi residenziali e di lavoro, il fallimento delle politiche di sostenibilità e di mobilità, l’assenza di innovazione tecnologica nella pubblica amministrazione locale e di un progetto per il miglioramento delle competenze digitali della comunità nel suo insieme».
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