Eliminare le prove scritte anche al prossimo esame di maturità: a chiederlo è una petizione, lanciata da uno studente che ha raggiunto già oltre 35mila firme e che è stata inviata al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. E intanto in manovra arriva una norma per evitare le cosiddette ‘classi pollaiò e che prevede i dirigenti scolastici titolari e non reggenti anche nelle scuole con 500 alunni. Mentre, almeno al momento, non sembra esservi una corsia preferenziale per la terza dose agli insegnanti ma a prevalere sarà il criterio anagrafico. Saranno le Regioni che, eventualmente, potrebbero fare scelte diverse a vantaggio del mondo scolastico. Sull’esame di Stato, il titolare del dicastero di viale Trastevere, nei giorni scorsi, rispondendo a chi gli poneva il quesito, ha preso tempo. «Sulla maturità stiamo lavorando. Fin quando non saremo usciti totalmente dal covid dobbiamo mettere i nostri ragazzi in sicurezza. Il giudizio di quanto fatto lo scorso anno è buono. I ragazzi non hanno fatto tesine raffazzonate ma hanno colto questo momento di riflessione anche sulla loro condizione degli ultimi due anni», ha sostenuto. Lo scorso anno l’esame era composto da un elaborato assegnato dal Consiglio di classe entro il 30 aprile e inerente al percorso svolto e le discipline caratterizzanti l’indirizzo di studi. L’ipotesi di eliminare le prove scritte, in particolare il tema, non piace a molti. «Eliminare la prova scritta all’esame di Stato sarebbe un errore imperdonabile, significherebbe convincere i ragazzi che non sono più in grado di affrontare questa prova, che la pandemia ha portato via loro le capacità, le competenze, le opportunità», ragiona Elvira Serafini che guida lo Snals. Non dissimile il pensiero di Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola. «La capacità di scrivere riflette la capacità di pensare e aiuti a rafforzarla. Capacità di pensare liberamente e criticamente, come presupposto all’esercizio di una cittadinanza consapevole e come antidoto alla superficialità dilagante». Anche la Cgil scende in campo. “Sarebbe un errore accogliere la proposta di abolire la prova scritta di lingua italiana nell’esame di Stato, pur avvertendo il disagio di centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi, creato soprattutto da tanti mesi di didattica a distanza», concordano il segretario generale della Flc Cgil, Francesco Sinopoli e il presidente dell’associazione professionale Proteo Fare Sapere, Dario Missaglia. Più possibilisti sono i dirigenti scolastici. “E’ presto per esprimersi: bisogna capire come andrà l’anno scolastico e prendere decisioni dopo Natale. Non sarei per integralismi dall’una o dall’altra parte, per me è sbagliato parlare in modo perentorio della necessità di prevedere a giugno lo scritto a tutti i costi, valutiamo», dice la preside del liceo romano Newton e presidente di Anp Lazio, Cristina Costarelli. Secondo Pino Turi della Uil scuola, «per una questione di equità ed evitare discriminazioni ,bisogna lasciare l’esame come negli ultimi due anni e fare una riforma per il futuro».