Due giorni di insinuazioni, polemiche, richieste di squalifica (soprattutto in Francia). Ma tutto si è risolto in un niente: Damiano e i Maneskin - dopo essere stati accusati di aver fatto uso di droghe in diretta tv durante la finale - possono godersi finalmente la vittoria all’Eurovision Song Contest, senza nessuna ombra a macchiare il risultato. A mettere la parola fine alla vicenda è stato stasera l'EBU, l’European Broadcasting Union, che promuove e organizza la manifestazione: «Nessun consumo di droga è avvenuto nella Green Room e riteniamo chiusa la questione», scrive in un comunicato ufficiale nel tardo pomeriggio. Il tutto era partito da alcune immagini nelle quali si vedeva Damiano chino sul tavolo. Da lì era partito l’attacco via social (e ieri era intervenuto anche il ministro degli esteri francese per chiedere chiarezza e trasparenza) contro il quale il cantante (e tutta la band) si era difeso. «Mai fatto uso di droghe», aveva dichiarato a caldo. Oggi si è anche sottoposto - volontariamente - a un test antidroga per confermare la sua buona fede. Ed è proprio l’EBU - «allarmato» per le notizie false cha hanno «oscurato lo spirito e l’esito dell’evento e influenzato ingiustamente la band» - a rendere noto che il risultato è negativo. «A seguito delle accuse di consumo di droga nella Green Room, l’EBU, come richiesto dalla delegazione italiana, ha condotto un esame approfondito dei fatti, controllando anche tutti i filmati disponibili. Un test antidroga è stato anche fatto volontariamente dal cantante dei Måneskin che ha restituito un risultato negativo visto dall’EBU». Già dal mattino la vicenda sembrava aver assunto toni più sfumati, con la Francia (arrivata seconda con Barbara Pravi alle spalle della rock band italiana) che pur invocando «totale trasparenza» aveva annunciato di non voler sporgere alcun reclamo. «Qualunque sia il risultato del test - aveva dichiarato a numero uno di France Télévisions, la tv pubblica francese, Delphine Ernotte - la Francia non ha alcuna intenzione di sporgere un reclamo. Il voto è estremamente chiaro in favore dell’Italia. Non ha rubato la sua vittoria ed è questo ciò che conta». Vicenda chiusa, dunque, e bene. E così in Italia può continuare serenamente la corsa alle candidature delle città pronte a ospitare l’Eurovision Song Contest, che torna nel nostro Paese dopo 31 anni (dalla vittoria nel 1990 di Toto Cutugno). Si sono già fatte avanti Roma, Torino, Milano, Rimini.