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Tik Tok e la challange che trasforma in vittime dell'Olocausto, pioggia di critiche

I giovani utenti di Tik Tok hanno aderito ad una nuova challange che dagli Stati Uniti rischia di arrivare anche in Italia. Al centro della sfida c'è la Shoah e le critiche sono presto arrivate a pioggia. I personaggi dei video sul social network vengono trasformati in vittime dell'Olocausto, tra occhiaie disegnate con il trucco, volto emaciato, pigiama a righe con la stella di David disegnata sul petto. Il video, seppur di pochi secondi, racconta la deportazione e lo sterminio nelle docce.

Le narrazioni degli utenti di Tik Tok, generalmente ragazzi della cosiddetta "Generazione Z", seppur con qualche leggera variazione, raccontano il calvario che nella prima metà del Novecento portò allo sterminio di oltre sei milioni di persone.

"Un giorno portarono me e la mia famiglia in un posto strano - dicono -. Una volta arrivati, ci assegnarono un numero e delle divise". E ancora: "Eravamo costretti a lavorare, mangiavamo molto poco. Un giorno ci costrinsero a entrare in una doccia e poi...".

Le polemiche sono presto arrivate. Ancora non è chiaro cosa abbia portato i fruitori del social network ad inaugurare questa pratica che dall'inizio di maggio ad oggi ha riscosso un discreto successo sul web. Il trend non è sfuggito ad alcune associazioni e istituzioni, che hanno lanciato l'allarme.

Fra i primi a criticare aspramente la challange sulla Shoah, c'è il museo di Auschwitz, che l'ha definita "offensiva e dolorosa". "Mentre alcune persone si sforzano in tutti i modi per sensibilizzare ed educare sull'orrore della Shoah, in questo caso i video sono pericolosamente vicini se non già oltre il confine della banalizzazione della storia", ha dichiarato il memoriale tramite il suo profilo Twitter.

Il social cerca subito di correre ai ripari. Tik Tok negli Stati Uniti,  nel tentativo di limitare la diffusione del fenomeno, ha già eliminato gli hashtag di riferimento della challenge. Per dare un ulteriore segnale, la piattaforma dichiarato di aderire al Codice di Condotta della Commissione Europea, che ha l'obiettivo di contrastare l'incitamento all'odio online.

 

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