Tra i 14.750 bagnini operativi in Italia (11 mila gli addetti al salvamento) 1 su 5 è donna. Secondo un’indagine di Cna Turismo e Commercio, infatti, se i maschi sono 12.390 (84% del totale), le donne sono 2.360, vale a dire il 16%, in crescita del 2% sull'anno scorso.
Un lavoro impegnativo e di grande concentrazione di cui spesso si capisce l’importanza solo nel momento del pericolo estremo come dimostrano anche i tanti casi di annegamenti e salvataggi di oggi. Si tratta di un’attività per giovani, ma non per giovanissimi, perché richiede maturità e freddezza: solo il 35% del totale ha meno di 40 anni. Ma a che cosa è dovuta la crescita dell’occupazione femminile in questo settore? Probabilmente alla maggiore propensione femminile verso alcune doti essenziali per quest’attività: le capacità organizzative, l’accuratezza, la comprensione.
Le regioni che occupano più donne sono, nell’ordine, Calabria (oltre il 21% degli assistenti in attività), Trentino Alto Adige (8,5%), Veneto (8,4%). L’età media delle assistenti bagnanti è di 18 anni, molto bassa, tanto che diverse tra di loro non hanno ancora completato l’iter scolastico. In crescita è anche la presenza di immigrati. In tutto sono 1.430, rappresentano il 9,7% del totale e registrano in un solo anno un incremento del 2,86%. Disaggregando questo dato sono il Friuli Venezia Giulia (con il 21,3%) e la Liguria (con il 14,5%) le regioni dov'è più forte la presenza di immigrati tra gli assistenti bagnanti. A seguire Puglia (6,8%), Marche e Sicilia. Un’attività prevalentemente stagionale impone che il 90% dei contratti sia a tempo determinato.
La retribuzione media annua di un assistente bagnante si fissa poco sotto i 9mila euro. A livello di istruzione scolastica, il 61,2% si è fermato alla scuola dell’obbligo, il 15,8% ha conseguito il diploma secondario, il 2% è in possesso di diploma universitario e il 21% ha frequentato corsi di formazione professionale. Sei bagnini su dieci sono impegnati nelle imprese fino a 9 dipendenti, il 31% in quelle tra 10 e 49 addetti, il 9% nelle imprese da 50 occupati in poi. Quasi un’impresa su 10 (per la precisione il 9%) denuncia difficoltà a reclutare forza lavoro specializzata. L’attività, peraltro, ha raggiunto un certo grado di sofisticazione: si richiedono una maggiore preparazione rispetto al passato, esperienza acquisita sul campo, la frequenza di corsi di aggiornamento.
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