Un altro anno sta per finire e avete già pronta una lunga lista di buoni propositi per il 2019: ecco i piccoli trucchi che la scienza offre per risoluzioni per il nuovo anno che funzionino davvero.
Il segreto, spiega sul magazine Psychology Today la psicologa del comportamento Susan Weinschenk, è non prefiggersi obbiettivi irraggiungibili in poco tempo come passare dall’essere il 're in poltrona' al 're della bicicletta', ma cambiare a piccoli passi.
Si stima che ben l’80% dei buoni propositi di fine anno si traducano in un fallimento entro la seconda settimana di
febbraio, tra questi i più diffusi sono sicuramente perdere peso, adottare una dieta sana e praticare sport.
Cosa fare per lottare contro questa sfavorevole probabilità?
Prima regola fare piccole ma concrete azioni, consiglia la psicologa: «Fare più esercizio» non è un obiettivo ristretto e
definito, ecco perché il proposito non funziona, e lo stesso vale per «mangiare più sano». Puntare a obiettivi più circoscritti come «camminare almeno 20 minuti al giorno per almeno 4 volte a settimana» o «mangiare almeno una porzione di spinaci o altre verdure al giorno».
Tantissimi buoni propositi per il nuovo anno, spiega, riguardano comportamenti e abitudini radicate in noi: ad esempio usare meno WhatsApp, bere meno, essere meno sedentario, smettere di fumare. Ma le abitudini sono automatiche e inconsce, quindi difficili da sradicare e modificare. Per questo bisogna andare per piccoli passi, insiste
Weinschenk, aiutandosi con dei trucchi.
Ad esempio, il tuo obiettivo è fare un po' di moto ogni giorno, posiziona le scarpe da ginnastica in modo che siano la prima cosa che vedi al mattino o quando rientri a casa dal lavoro. Metti una sveglia a cadenza quotidiana sul tuo smartphone che ti ricordi che è l’ora della camminata. Studi dimostrano che in questo modo si condiziona il cervello a creare una nuova abitudine. Un altro segreto è connotare in positivo il tuo obiettivo: se lo scopo è consumare meno bibite, il 'mantra' da ripetersi nella mente non è «berrò meno bibite», ma «sostituirò un bicchiere di bibita con uno o due di acqua».
Il cervello lavora meglio su un’intenzione affermativa piuttosto che su una negativa.
Spogliati delle etichette che tu o gli altri hanno «affibbiato» alla tua persona: lavorano inconsciamente sabotando i tuoi obiettivi di cambiamento. Se la tua storia è quella di un «inguaribile goloso», non potrai che continuare ad abbuffarti di dolci.
Diverse ricerche dimostrano che riscrivere la propria storia è il primo passo verso il cambiamento.
Infatti, spiega Weinschenk, se ti vedi come una persona dotata di autocontrollo e capacità di moderarsi a tavola, riuscirai a resistere all’ennesima fetta di pandoro farcito. Provare per credere, conclude Weinschenk.
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