"Il passaggio da analogico a digitale, fino alla possibilità di fare un film con il cellulare, ha cancellato una serie di passaggi necessari a imparare. Ecco perché fare cortometraggi oggi non ha più senso. Su questo punto ho avuto anche una piccola polemica amichevole con gli studenti della Scuola Nazionale di Cinema di Palermo. Si
arrabbiarono, ma penso che oggi fare cinema sia una delle cose più inutili che ci siano. Su sette miliardi di individui nel mondo la metà vogliono fare i registi e gli sceneggiatori". Lo ha detto il regista Franco Maresco in un incontro a Catania nell’ambito del 17/mo concorso internazionale di cortometraggi Magma, inaugurato domenica sera ad Acireale, del quale è presidente di giuria. L’occasione è stata la proiezione dei suoi film 'La mia Battaglia' ed 'Enzo, domani a Palermo!'.
Maresco ha parlato del suo film di prossima uscita, "La mafia non è più quella di una volta", dal quale viene fuori un assurdo assoluto "legato alla mancanza di senso che deriva da questi aggeggi" ha detto indicando gli smartphone con cui alcuni spettatori, ma anche alcuni giornalisti, lo stavano filmando.
"L'infinita sequenza di immagini che si riproducono all’infinito annullandosi a vicenda, che non significano più
niente - ha continuato il regista - mi ha fatto riscoprire il valore dell’immagine ferma, fotografica, che coglie un frammento di realtà, un solo momento, che rimane un mistero. Quella magia che ti restituisce solo la fotografia l’abbiamo persa a causa di quegli aggeggi che hanno prodotto una specie di discarica digitale dove tutti producono immagini. Quelli della mia generazione nelle occasioni tiravano fuori l’album fotografico, che conteneva poche immagini alle quali la fantasia si aggrappava per ricostruire, elaborare, ricordare. Dietro quelle immagini poteva esserci un occhio profondamente etico, motivato, sensibile e maturo".
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