L’Italia dell’oncologia, sulla base delle percentuali di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi, è divisa in due: in Emilia-Romagna e Toscana si sopravvive di più, mentre il Sud è fanalino di coda e sempre nelle regioni meridionali si registra un boom di fumatrici tra le 25-34enni.
E sono soprattutto la scarsa adesione agli screening e gli stili di vita scorretti a causare le differenze regionali. È il quadro che emerge dal censimento, giunto all'ottava edizione, 'I numeri del cancro in Italia 2018' dell’Associazione italiana di
oncologia medica (Aiom).
Al Nord si registrano dunque i tassi migliori di sopravvivenza, in particolare nelle prime tre posizioni si collocano Emilia-Romagna, Toscana (56% uomini e 65% donne in entrambe le Regioni) e Veneto (55% e 64%). In coda invece il Sud, con Sicilia (52% uomini e 60% donne), Sardegna (49% e 60%) e Campania (50% e 59%).
Differenze che si spiegano soprattutto con la scarsa adesione in queste aree ai programmi di screening che consentono di individuare la malattia in stadio
iniziale, quando le possibilità di guarigione sono più alte.
Inoltre, al Sud si registra una maggiore e preoccupante diffusione di fattori di rischio come fumo, sedentarietà ed eccesso di peso, afferma Lucia Mangone, presidente AIRTUM. Oggi in Italia il 63% delle donne e il 54% degli uomini sono vivi a 5 anni dalla diagnosi.
Il nostro Paese, se valutato nel complesso, presenta un quadro di sopravvivenza
pari o superiore alla media europea, ma, scendendo nel dettaglio regionale, rileva il Rapporto, «la residenza diventa un determinante prognostico importante che indica una disomogeneità nell’accesso a programmi di diagnosi precoce e a cure di alta
qualità, con una discriminazione dei cittadini del Meridione purtroppo ancora presente, sebbene la tendenza sia in miglioramento rispetto al passato».
Inoltre nel Sud, dove gli screening oncologici sono ancora poco diffusi, non si registra la riduzione della mortalità e dell’incidenza dei tumori della mammella, del colon-retto e della cervice uterina, osservata invece nelle altre Regioni in cui l’adesione a questi programmi è più alta.
Nel 2015 (ultimo anno disponibile) nel nostro Paese sono stati 178.232 i decessi attribuibili al cancro. La prima causa di morte oncologica è costituita dal carcinoma del polmone (33.836 decessi nel 2015), seguito dal colon-retto (18.935), mammella (12.381), pancreas (11.463) e fegato (9.675).
Il fumo di sigaretta rappresenta il principale fattore di rischio. In Italia sono attribuibili a questa pericolosa abitudine ogni anno circa 93 mila morti (il 14% di tutte le persone decedute) e le sigarette costituiscono la prima causa di perdita di anni di vita in buona salute. Il fumo di tabacco è fortemente associato ai tumori del polmone, del cavo orale e gola, esofago, pancreas, colon, vescica, prostata, rene, seno, ovaie e ad alcuni tipi di leucemie.
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