Qualcuno ci ha fato caso semplicemente osservando, ma ora la conferma arriva dalla scienza: l’ansia è ereditaria.
Investigando il cervello di centinaia di scimmie, un team di ricercatori ha identificato le regioni del cervello coinvolte nell’ansia e dimostrato che i cambiamenti di attività in queste aree si trasmetto dai genitori ai figli.
I disturbi d’ansia colpiscono quasi un adulto su cinque, sono caratterizzati da intensi sentimenti di preoccupazione e possono anche produrre sintomi fisici, come aumento della frequenza cardiaca e agitazione. I ricercatori dell’Università del Wisconsin a Madison, negli Usa, hanno studiato una popolazione di quasi 400 giovani scimmie Rhesus, valutando il livello di ansia di ciascuna di loro nel momento in cui veniva esposta di fronte a un intruso: le più ansiose reagivano 'immobilizzandosi', si spostavano di meno e facevano meno vocalizzazioni.
Usando la scansione a risonanza magnetica, si è visto che le scimmie con livelli più elevati di ansia avevano anche una maggiore attività in due precise aree del cervello: nel nucleo centrale dell’amigdala (Ce) e nel vicino nucleo del letto dello stria terminale (BST). In altre parole, la quantità di attività in queste due aree predice quanto ansioso sarà il primate.
Inoltre, poiché gli animali utilizzati nello studio erano tutti legati a gradi diversi di parentela, il team ha scoperto che i livelli di connettività tra le aree interessate erano fortemente ereditabili attraverso l’albero genealogico.
Come per molti disturbi della mente, poco si sa delle cause dell’ansia, quindi i farmaci tendono ad attaccare i sintomi piuttosto che la fonte del problema. Questo studio, pubblicato sulla rivista JNeurosci, sottolineano i ricercatori, aiuta a comprendere meglio la chimica del cervello che ne è all’origine e pone un tassello verso lo sviluppo di trattamenti migliori.
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