Fake News: regole e limiti dell’algoritmo è stato l’argomento dell’Atelier di Intelligenza Connettiva organizzato dall’Osservatorio TuttiMedia che si è svolto alla Fieg. Franco Siddi, presidente dell’Osservatorio TuttiMedia, ha voluto riunire «tutti i media» per un confronto sulla criticità dell’oggi: le bufale. Giungla che per Gina Nieri (Cda Mediaset) e Fabrizio Carotti (direttore generale Fieg) va regolamentata. Due scuole di pensiero: da un lato la rete che deve essere libera e dall’altro i tanti abusi a danno della democrazia e dei cittadini. L’Europa, con un gruppo di lavoro di cui fa parte Gina Nieri, interviene sull’argomento con azioni mirate: è in via di definizione una rete europea indipendente di verificatori di fatti. La differenza fra quelle che Maria Pia Rossignaud (direttrice di Media Duemila e vicepresidente OTM) definisce vecchi media e le nuove piattaforme fa sorridere Diego Ciulli (Manager, public policy Google) che afferma: «Abbiamo vent’anni e siamo già vecchi». Parla di impossibilità di regolare l’abbondanza e sottolinea che Google non è in competizione con i media tradizionali e non è un social media: «Noi siamo d’accordo sulla regolamentazione e collaboriamo con Fieg e Agcom». Luigi Contu (direttore Ansa) e Marco Romano (vice direttore responsabile del Giornale di Sicilia) da giornalisti hanno rivendicato il ruolo di responsabilità e di garanti della corretta informazione nei media in cui operano giornalisti che della loro attendibilità e correttezza devono rispondere anche ad un ordine professionale. Rita Borioni (appena rieletta nel Cda Rai), riporta l’attenzione sull’educazione e la formazione rispetto ai quali il servizio pubblico deve svolgere un ruolo trainante. Di formazione necessaria parla anche Gino Roncaglia (filosofo e saggista). Di notizia interpretata, condivisa ristrutturata dall’utente parlano invece Massimo Di Felice (professore di sociologia a San Paolo) e Frieda Brioschi (tra i fondatori di Wikimedia Italia). Angela Creta (AgID) sottolinea l’importanza del ruolo dei media nella costruzione dell’immaginario collettivo. «È lo schermo che crea la menzogna – sostiene Derrick de Kerckhove (direttore scientifico Media Duemila/OTM) – perché è il posto dove realtà e finzione si mischiano. La digitalizzazione trasforma qualsiasi realtà in finzione, come diceva McLuhan, “Ogni media è finzione”. È il momento di soluzioni perché il mondo ha bisogno di verità e non possiamo delegare all’algoritmo il compito di garante della verità. Cultura e tecnologia non sono due mondi separati, riconoscere, identificare la falsità (spotting the falsehood) è una competenza sulla quale bisogna accendere i riflettori». D’accordo Franco Siddi (presidente Otm) che, concludendo i lavori, si è detto soddisfatto perché la vivacità del dibattito a più voci è già stato l’inizio di un percorso comune.