Lunedì 23 Dicembre 2024

Scoperta la materia di cui sono fatti i ricordi: si tratta di molecole simili al Dna

I ricordi sono fatti di "materia", in particolare di una molecola simile al Dna, l’ Rna, che, se trasferita da un animale all’altro, consente di trasmettere l'engramma, la traccia mnemonica del primo al secondo animale. È quanto suggerito da un esperimento condotto con lumache di mare da David Glanzman presso l’Università di Los Angeles (UCLA) e reso noto sulla rivista eNeuro. Ciò che forma i ricordi è rimasto qualcosa di molto elusivo; a lungo si è creduto che le tracce mnemoniche rimanessero incise sui ponti di comunicazione (sinapsi) tra neuroni e che il formarsi e consolidarsi di un ricordo corrispondesse alla formazione di nuove sinpasi. Ma recenti studi hanno aperto le porte ad un’altra possibilità, e cioè che la formazione del ricordo sia mediata dalla produzione di molecole specifiche di Rna, con corrispondenti cambiamenti dell’attività dei geni. In altre parole si va assumendo che il ricordo sia proprio immagazzinato in una molecola specifica di Rna, come una microscopica schedina di memoria. Lo studio sulle lumachine di mare va in questa direzione: Glanzman ha infatti dimostrato che trasferendo una molecola specifica di Rna prelevata da una lumaca a un’altra si può trasferire il ricordo della prima alla seconda lumaca. Nello specifico Glanzman ha prima indotto la formazione di un ricordo (negativo) in una lumaca toccando la coda in modo da infastidire l'animale che, per riflesso, ha una reazione difensiva involontaria. Poi ha isolato l’Rna che si è generato nel suo sistema nervoso in seguito all’esperienza fastidiosa e lo ha inoculato in un secondo animale la cui coda non era mai stata sollecitata. Ebbene quest’ultimo inscena lo stesso riflesso difensivo del primo pur non avendo subito alcun fastidio alla coda, solo perché ha ricevuto il ricordo (sotto forma di Rna) del primo animale. In futuro si potrebbe aprirsi la strada alla manipolazione dei ricordi attraverso le molecole di cui sono fatti.

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