PALERMO. Niente WhatsApp alle scuole medie e nel biennio delle superiori: la chat, finora vietata ai minori di 13 anni, a breve sarà preclusa agli under 16. A meno che non siano autorizzati dai genitori. La nuova norma, di cui ancora non si conosce la modalità (e l’efficacia) d’applicazione, varrà solo in Europa, e servirà ad allineare la app al nuovo regolamento Ue sulla privacy (Gdpr) in vigore dal prossimo 25 maggio. L’adeguamento di WhatsApp arriva dopo quello di Facebook, anch’esso di proprietà di Mark Zuckerberg.
L’aggiornamento odierno delle regole WhatsApp prevede che si debbano avere «almeno 16 anni, o la maggiore età richiesta nella propria nazione, per registrarsi o usare» la chat. Se l’utente è più piccolo, «un genitore o un tutore deve acconsentire a suo nome ai termini d’utilizzo».
Il cambiamento è in linea con l’articolo 8 del Gdpr, in base al quale il trattamento di dati personali del minore è lecito se ha più di 16 anni. Se ne ha meno, «è lecito soltanto se e nella misura in cui il consenso è autorizzato dal titolare della responsabilità genitoriale». Lo stesso articolo consente tuttavia ai singoli Stati membri di abbassare il limite d’età fino a 13 anni.
L’Italia dovrebbe mantenere la soglia a 16 anni. In questo senso, almeno, si è espresso ieri il garante dell’Infanzia, Filomena Albano, in un parere inviato al governo nell’ambito del decreto di adeguamento al Gdpr. «Non è opportuno abbassare la soglia dei 16 anni prevista dal regolamento» per poter esprimere il consenso al trattamento dei dati personali su social, app e altri servizi online, ha detto il garante.
WhatsApp ora è formalmente in linea con le nuove regole Ue, ma a livello pratico non è chiaro come la chat più gettonata del mondo (ha oltre 1,5 miliardi di utenti) potrà controllare l’età del suoi fruitori europei, se non facendo affidamento sulla correttezza degli under 16 o sul controllo dei loro genitori, che invero usano sempre più spesso la app per comunicare coi figli.
Il rispetto della norma è un interrogativo anche per Facebook, che una modalità di controllo l’ha stabilita: i giovani dovranno indicare il contatto sul social o l’indirizzo email del genitore che darà il consenso. Un sistema facilmente aggirabile dai ragazzi, che comunque possono mentire anche a monte, dichiarando di avere 16 anni pure se magari ne hanno solo la metà.
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