BERLINO. Conchita Wurst rivela ai suoi fan di essere sieropositivo da anni. E spiega di farlo per liberarsi dai ricatti di un ex compagno, che minaccia da tempo di rendere noto il contagio da HIV. «Non permetto a nessuno di intimidirmi e di condizionarmi in questo modo», sono le parole orgogliose scritte su Instagram, in un outing evitato finora - spiega in un post in cui parla di sé al maschile - anche per non dare problemi alla famiglia. «Oggi è arrivato il giorno in cui liberarmi per il resto della mia vita da una spada di Damocle: sono sieropositivo da molti anni. Questo, per la dimensione pubblica, in realtà è irrilevante, ma un ex ragazzo mi minaccia di rivelare pubblicamente queste informazioni, e io non darò a nessuno in futuro il diritto di intimidirmi e di influenzare in questo modo la mia vita», afferma il cantante. La drag queen, al secolo Thomas Neuwirth, che nel 2014 ha vinto l’Eurovision Song Contest con la canzone «Rise like a Phoenix», conquistando il pubblico internazionale, racconta anche di essere da tempo in cura: «Da quando conosco la diagnosi sono sotto trattamento medico. E da molti anni, senza interruzione, sotto il limite di rilevabilità, e quindi non nella situazione di trasmettere il virus». Quindi Conchita Wurst spiega di non aver mai rivelato dell’infezione prima d’oggi, per tutelare la famiglia: «Lo ha saputo dal primo giorno e mi ha sostenuto senza riserve. A loro avrei voluto risparmiare l'attenzione per lo status di Hiv del loro figlio, nipote e fratello». «Coming out è meglio che subire un outing da terzi. Spero di dare coraggio a fare un altro passo contro la stigmatizzazione di coloro che con il loro comportamento, ma senza averne colpa, si infettano», la conclusione di un post in cui si dice fra l’altro «più forte e più libero che mai». E le sue parole riscuotono forte comprensione fra i fan, che hanno lasciato moltissimi messaggi di sostegno. Anche l'associazione Deutsche Aids Hilfe ha manifestato solidarietà al cantante: «Congratulazioni per il positivo e autoconsapevole coming-out», dicono. «È davvero deplorevole che sia avvenuto sotto pressione», aggiunge però l’associazione in una nota. «Ogni persona ha il diritto di determinare da solo chi dei suoi debba essere informato dell’infezione di Hiv».