Lunedì 25 Novembre 2024

Alberi di Natale, si cambia: adesso piace quello vero, vendite in aumento

ROMA. Con un aumento del 3%, salgono a 3,8 milioni gli alberi veri addobbati nelle famiglie italiane per il Natale 2017, segnalando una significativa inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni. E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixè, nel rilevare, tuttavia come la maggioranza degli italiani (sette su dieci) scelga ancora l’albero sintetico, in gran parte recuperandolo dalla cantina. Vero o sintetico, in casa o nel giardino l’albero di Natale trova comunque spazio nell’88% delle famiglie italiane - sottolinea Coldiretti -, anche se con il cambiamento degli stili di vita si registrano nuove tendenze. L’albero vero tende a rimpicciolirsi non solo per questioni economiche ma anche - continua Coldiretti - per la facilità di trasporto e del minor numero di metri quadrati disponibili per abitazione. Negli ultimi quindici anni la dimensione l’albero di Natale si è accorciato in media di quasi mezzo metro ed oggi la maggioranza degli abeti acquistati dagli italiani hanno una altezza inferiore al metro e mezzo. Per quanto riguarda i prezzi - osserva Coldiretti - la spesa media degli italiani nell’acquisto dell’albero vero si stima in media di 35 euro, in lieve aumento rispetto dell’anno scorso, anche come conseguenza della tendenza dei consumatori ad acquistare degli abeti di varietà più costose rispetto al tradizionale abete rosso. Gli abeti 'da vestire a festà - rileva la Coldiretti - derivano per circa il 90 per cento da coltivazioni vivaistiche, mentre il restante 10 per cento (cimali o punte di abete) dalla normale pratica forestale che prevede interventi colturali di «sfolli», diradamenti o potature indispensabili per lo sviluppo e la sopravvivenza del bosco. In Italia la coltivazione dell’albero di Natale è concentrata prevalentemente in Toscana ed in Veneto. «Niente a vedere con le piante di plastica - conclude Coldiretti - che arrivano molto spesso dalla Cina e non solo consumano petrolio e liberano gas ad effetto serra per la loro realizzazione e il trasporto, ma impiegano oltre 200 anni prima di degradarsi nell’ambiente».

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