ROMA. E’ in crescita tra le donne più giovani e le over-70 e fa registrare meno casi al Sud grazie a stili di vita più salutari.
Il cancro al seno resta la prima patologia tumorale tra le donne italiane, con 50.500 nuovi casi stimati nel 2017 e circa 12mila decessi l’anno, ma ad oggi solo il 55% delle donne cui viene offerto gratuitamente lo screening mammografico effettua l’esame, con un forte divario Nord-Sud.
A tracciare il quadro aggiornato di questo 'big killer' in Italia è l’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), che avverte come sia fondatale rafforzare la prevenzione e la conoscenza del cancro al seno tra le italiane.
Da un sondaggio Aiom su 1.657 donne presentato oggi in un convegno nazionale al Ministero della Salute emerge, infatti, che il 31% delle donne non conosce l’autopalpazione, il 48% ritiene che questa neoplasia non sia guaribile e il 35% non sa che è prevenibile. Dal sondaggio emerge anche che il 57% delle italiane non ha adeguate informazioni sulle possibilità di trattare questo tumore anche in fase avanzata. Oggi, invece, afferma il presidente Aiom Carmine Pinto, «abbiamo a disposizione armi efficaci che ci consentono di controllare la malattia anche in questo stadio e sono stati recentemente approvati in Europa farmaci di una nuova classe che intervengono nel rallentare la progressione del tumore del seno in fase metastatica, inibendo due proteine chiamate chinasi ciclina-dipendente».
La buona notizia, sottolinea, è che aumenta la sopravvivenza: a 5 anni dalla diagnosi nel nostro Paese raggiunge l’87% ed è più alta della media europea (82%). E a 10 anni l’80% delle pazienti italiane è vivo. In 25 anni, infatti, dal 1989 al 2014, la mortalità per questa neoplasia è diminuita di circa il 30%, sottolinea Stefania Gori, presidente eletto Aiom, e fondamentale "è proprio la prevenzione, a partire dalla autopalpazione, che la donna può eseguire da sola a casa».
Insomma, il quadro migliora ma resta una grande differenza tra le Regioni: «Al Sud si registra un 23% in meno di casi di tumore del seno rispetto al Nord - spiega Lucia Mangone, presidente dell’Associazione Italiana Registri Tumori -. Una differenza importante, che si correla alle differenti abitudini e stili di vita delle donne del Sud. Dall’altro lato però nel Meridione la sopravvivenza è inferiore e questo dato si correla alla minore adesione agli screening: nel 2015 solo il 36% delle donne ha eseguito la mammografia rispetto al 63% al Nord, e si va dal 76% di adesioni dell’Emilia Romagna al 22% della Campania». Ed anche se un 19% delle italiane fa la mammografia privatamente, resta comunque l'esigenza di sensibilizzare maggiormente le donne sulla importanza della diagnosi precoce. Inoltre, chiarisce Mangone, "nella fascia 50-69 anni, coperta dagli screening gratuiti, i casi non sono in aumento, segno che la prevenzione sta funzionando, mentre l’aumento dei casi tra quarantenni e over-70 si può spiegare anche con un maggior numero di diagnosi per l'estensione della mammografia" in alcune regioni. Su tutto, spicca però un dato: è un 'esercitò di ben 766.957 donne quello delle cosiddette 'Lungosopravviventi', donne che stanno affrontando la malattia o l’hanno vinta e possono essere definite guarite (queste ultime sono 123mila). Ciò «impone un cambiamento culturale: programmare la vita dopo il cancro, a partire dalla protezione della fertilità», ha concluso Elisabetta Iannelli, Segretario Generale della Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo).
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