ROMA. Non ha più confini la tecnologia dei selfie, che ora diventano possibili anche in 3D. I ricercatori dell’università di Notthingham, guidati da Yorgos Tzimiropoulos, hanno infatti messo a punto una tecnica che permette di ricostruire un volto in modo tridimensionale partendo da un’immagine a due dimensioni. In Gran Bretagna c'è già la fila per provarla e in 400.000 hanno avuto il permesso per farlo. I risultati verranno però presentati ufficialmente a ottobre a Venezia alla International Conference on Computer Vision.
Grazie a questa nuova app chiunque può caricare un’immagine di un singolo colore e ricevere in pochi secondi un modello in 3D con la forma del viso. Un risultato possibile grazie all’uso di alcuni algoritmi e reti neurali dell’Intelligenza artificiale, impiegati in particolare per il riconoscimento delle immagini e che consentono ai computer di imparare senza essere esplicitamente programmati a tal fine. I ricercatori hanno infatti 'istruito', su una banca dati di 80.000 foto bidimensionali e modelli tridimensionali di facce, il programma, che è così riuscito a ricostruire la geometria in 3D di un viso da una sola immagine 2D, 'indovinando' le parti non visibili del viso.
«La principale novità è la semplicità del nostro approccio rispetto a quello di altre tecniche, molto più complesse», commenta Tzimiropoulos. Gli attuali sistemi richiedono più immagini del viso e devono gestire diversi 'problemì come le espressioni, le pose del viso o l’illuminazione non uniforme.
«Il nostro sistema usa una sola immagine del viso bidimensionale, e lavora in modo casuale sulla posa, di profilo o di fronte, e le diverse espressioni», aggiunge Aaron Jackson, uno dei ricercatori. Tante le possibili applicazioni di questa tecnica.
A parte quelle più immediate, come il riconoscimento dei visi e delle emozioni, può essere usata per personalizzare i videogiochi, migliorare la realtà aumentata, far provare online accessori come gli occhiali, fino ad arrivare in campo medico, simulando i risultati di una chirurgia plastica o aiutando a capire patologie come autismo e depressione.
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