ROMA. Il cuore non ama il sale ma il caffè è suo amico: dal congresso europeo di Cardiologia in corso a Barcellona si scrive la dieta del cuore sano. Studio dopo studio il sale è messo sempre più al bando. I danni del 'veleno bianco' trovano nuove prove scientifiche. Mentre per il caffè arriva una nuova conferma dei suoi effetti benefici, tanto da essere definito una sostanza che può entrare nella lista della dieta sana. Troppo sale raddoppia il rischio di insufficienza cardiaca, secondo uno studio di 12 anni su più di 4 mila persone. "L'assunzione di sale (cloruro di sodio) è una delle principali cause dell’alta pressione sanguigna e un fattore di rischio indipendente per la malattia coronarica e l’ictus", ha affermato Pekka Jousilahti, professore di ricerca presso l’Istituto nazionale per la salute e il benessere, Helsinki, Finlandia. "Oltre al CHD e all’ictus, l’insufficienza cardiaca è una delle principali malattie cardiovascolari in Europa e nel mondo, ma il ruolo dell’assunzione di sale elevato nel suo sviluppo fino ad ora era sconosciuto". «Il cuore non ama il sale. L’elevata assunzione di sale aumenta notevolmente il rischio di scompenso cardiaco. E questo aumento del rischio di insufficienza cardiaca correlato al sale è indipendente dalla pressione sanguigna», ha spiegato Jousilahti. In sostanza le persone che consumavano più di 13,7 grammi di sale ogni giorno avevano un rischio di danno più elevato di due volte rispetto a quelli che consumavano meno di 6,8 grammi, ha proseguito. «L'assunzione giornaliera ottimale del sale è probabilmente anche inferiore a 6,8 grammi», concludono gli esperti. Ed in effetti l’Organizzazione Mondiale della Sanità su questo ha dato indicazioni severe, raccomandando un massimo di 5 grammi al giorno, mentre la necessità fisiologica, quindi quella per mantenere l’organismo attivo, sarebbe addirittura della metà. E nella ricerca degli elisir per la salute del cuore emerge che bere quattro tazze ogni giorno, può essere parte di «una dieta sana in persone sane» ed è associato ad un minore rischio di morte fino al 64%. Questa volta si tratta di uno studio di lungo periodo su oltre 20.000 partecipanti, condotto nell’ambito del Progetto Seguimiento Universidad de Navarra (SUN), avviato nel 1999. Durante un periodo di dieci anni sono morti 337 partecipanti. I ricercatori hanno scoperto che chi consumava almeno quattro tazze di caffè al giorno avevano un rischio inferiore del 64% di mortalità per tutte le cause rispetto a coloro che non consumavano mai o quasi mai caffè.