ROMA. Fra i tanti effetti negativi dell’inquinamento atmosferico, potrebbe esserci anche quello di farci dormire male.
Lo sostiene una ricerca dell’Università di Washington, citata dal quotidiano britannico Guardian.
Lo studio prende in esame la quantità di tempo che i partecipanti trascorrono addormentati in letto di notte rispetto a quanto passano svegli in letto, la cosiddetta «efficienza del sonno».
I risultati mostrano che una maggiore esposizione al biossido di azoto e alle polveri sottili come le PM 2.5 rende più probabile avere una scarsa efficienza del sonno.
Questo, sostengono i ricercatori, potrebbe essere dovuto all’effetto dell’inquinamento sul corpo.
Secondo lo studio, presentato al meeting della American Thoracic Society della University of Washington, l’effetto dell’inquinamento sul sonno si fa sentire soprattutto a lungo termine.
I ricercatori hanno studiato quasi duemila persone, valutando la loro esposizione all’ossido di azoto, uno dei principali inquinanti dovuti al traffico, e alle polveri ultrasottili e la cosiddetta 'efficienzà del sonno, il rapporto tra le ore passate svegli e dormienti una volta a letto.
Il gruppo con l’esposizione maggiore all’ossido di azoto nel corso di cinque anni ha mostrato una probabilità maggiore del 60% di avere una bassa efficienza nel sonno, mentre quello con la maggiore esposizione alle PM2,5 ha mostrato un rischio maggiore del 50%.
«Lo studio indica la possibilità che livelli comuni di esposizione allo smog non solo abbiano un effetto sul cuore e sui polmoni, ma anche sulla qualità del sonno - concludono gli autori -. Migliorare la qualità dell’aria potrebbe quindi essere un modo per migliorare anche questo aspetto della salute».
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