ROMA. Parte da Roma il lavoro per le nuove linee guida mondiali per la diagnosi e il trattamento dell’allergia al latte.
L’argomento è stato affrontato al Congresso della World Allergy Organization, promosso a Roma dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, e il documento finale dovrebbe vedere la luce nel 2018.
«L'allergia al latte è la prima a comparire nell’età infantile con una frequenza che varia tra lo 0.7 ed il 2.5% - spiega Alessandro Fiocchi, responsabile di Allergologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù -. Questo significa che in Italia tra i 3.500 ed i 12.500 bambini l’anno sono allergici all’alimento cardine per la loro crescita. Le tappe per gestire l'allergia al latte sono tre: sospettarla, diagnosticarla, stabilire una dieta appropriata. Non dovunque, nel mondo, questo avviene nello stesso modo».
Una raccomandazione degli esperti è che non ci si può affidare a metodiche alternative per la diagnosi: solo il dosaggio delle IgE specifiche, il test cutaneo e soprattutto il test da carico sono in grado di smascherare una allergia al latte. Un capitolo cercherà anche di razionalizzare il tema dei sostituti del latte da usare, che non sono tutti uguali.
«Se in molte parti del mondo si usa prevalentemente il latte di soia per sostituto - spiega l’esperto - in Europa si usano di più gli idrolisati di latte, in Italia l’idrolisato di riso ed in Arabia il latte di cammella».
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