PALERMO. Culture stratificate e sapori: perché la cucina siciliana altro non è che un agglomerato diverso di stili e parfait, profumi e timballi, marzapane e scorsonera. E in cima a tutto, c’è il cibo da strada, imperatore culinario tra vicoli e cortili. A questo mondo, peccaminoso e nostalgico, fa appello «Cucinami 2017» la nuova avventura editoriale curata da Guido Fiorito per GDS Media & Communication, in edicola da stamattina con il Giornale di Sicilia a soli 20 centesimi in più oltre al prezzo del quotidiano.
«Come orientarsi tra ricordi, tradizione e novità nell’infinito e straordinario percorso nel cibo dell’Isola», recita il sottotitolo, e così sia. Il viaggio parte dalla tavola povera che glorifica il pesce azzurro, quello che all’alba nei mercati viene abbandonato accanto a broccoli e carduna; e prosegue viaggiando verso Trapani da cui arrivano le busiate «acchiappa-sapore», ma anche il couscous copiato ed emigrato, ma che va realizzato senza commettere errori grossolani.
Guido Fiorito si diverte a vagare tra bancarelle e nobili tavole, ora assaggia un polpo Maiolino ora combatte con un’umile sardina. Anche la terra vuole la sua parte: lumache birichine e patate terragne conducono per mano a nostra signora Caponata, nella quale inaspettatamente è ritornato … il Capone. Se con il pane ci si perde di casa, visto che la «consa» va con le città, con l’arancina – rigorosamente femminile – si riacquista valore; le stigghiole fumano agli angoli, arance e cedri profumano sulle bancarelle, la frutta di martorana (nella foto) piace a grandi e piccini, il gelato si mangia d’estate come la granita e il gelo, i mustazzoli fanno ubriacare, il cioccolato ce lo hanno insegnato gli indios… insomma, basta leggere e lasciarsi prendere per mano, visto che il volumetto passa dalla strada alla tavola, alle cantine, alle mode per ritornare alle pagine.
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