Sanità, nelle regioni del Sud si muore di più che al Nord: servizi scarsi e meno prevenzione
ROMA. Aumenta il divario tra Nord e Sud dell'Italia rispetto alla salute dei cittadini: al Sud, e in particolare in Campania, infatti, si muore di più ed il Sud dispone di minori risorse economiche, è gravato dalla scarsa disponibilità di servizi sanitari e di efficaci politiche di prevenzione. Il dato emerge dal Rapporto Osservasalute 2016, frutto del lavoro dei 180 ricercatori dell'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane che ha sede presso l'Università Cattolica di Roma. Tale disparità di accesso all'assistenza si riflette in modo sempre più evidente proprio sulla salute delle persone: al Sud è molto più alta la mortalità prematura sotto i 70 anni di vita. Alcuni esempi: nel 2015, in Italia, ogni cittadino può sperare di vivere mediamente 82,3 anni, ma mentre nella PA di Trento la sopravvivenza sale a 83,5 anni, un cittadino che risiede in Campania ha un'aspettativa di vita di soli 80,5 anni. La riduzione della mortalità negli ultimi 15 anni è stata del 27% al Nord, del 22% al Centro e del 20% al Sud e Isole. Dal Rapporto Osservasalute, giunto alla sua 14/ma edizione e presentato oggi alla presenza del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, emerge come, in generale, si registrino più decessi. Il 2015, rileva il Rapporto, è stato un anno particolare per la mortalità in Italia in quanto si è assistito a un aumento del numero di morti in valore assoluto rispetto agli anni precedenti. A fronte delle circa 600 mila morti medie nel 2013 e nel 2014, nel 2015 si sono verificate 49.000 morti in più. Tutto ciò ha dei riflessi sulla speranza di vita della popolazione. Al 2015, la speranza di vita alla nascita è più bassa di 0,2 anni negli uomini e di 0,4 anni nelle donne rispetto al 2014, attestandosi, rispettivamente, a 80,1 anni e a 84,6 anni. E ancora: analizzando la mortalità sotto i 70 anni, considerata dall'Oms un indicatore della efficacia dei sistemi sanitari, si osserva che dal 1995 al 2013, rispetto alla media nazionale, nel Nord la mortalità sotto i 70 anni è in diminuzione in quasi tutte le regioni mentre nelle regioni del Mezzogiorno il trend è in sensibile aumento. La mortalità è inferiore al valore nazionale (72,93 per 100.000) in 8 regioni: Lombardia, PA Bolzano, PA Trento, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche. Valori superiori al dato nazionale si registrano, invece, in 5 regioni: Piemonte, Lazio, Campania, Calabria e Sicilia. I valori più bassi e più alti si registrano, rispettivamente, nella PA di Trento (57,47 per 100.000) e in Campania (91,32 per 100.000). Quanto alle cause, le disparità di salute potrebbero anche essere una conseguenza delle scelte delle regioni: per esempio, gli screening oncologici, rileva il Rapporto, coprono la quasi totalità della popolazione in Lombardia, ma appena il 30% dei residenti in Calabria. La carenza di risorse, comunque, secondo il Rapporto, "non basta a spiegare le differenze tra Nord-Sud". In Italia si registra un 'esercito' di malati cronici, cui sono prescritti tanti farmaci e che occupano per la gran parte gli studi medici, causando un peso gravoso per la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale (Ssn): le malattie croniche affliggono infatti quasi 4 italiani su 10, pari a circa 23,6 milioni, e 'succhiano' molte risorse al Ssn. Il dato emerge sempre da Osservasalute 2016. La salute degli italiani, avverte il Rapporto, è dunque "a rischio". Ai malati cronici sono destinate gran parte delle ricette per farmaci e sono loro che affollano più spesso le sale d'attesa degli studi dei medici di famiglia. Ipertensione arteriosa, ictus ischemico, malattie ischemiche del cuore, scompenso cardiaco, diabete tipo 2, BPCO, asma bronchiale, osteoartrosi, disturbi tiroidei, sono le malattie più diffuse. Le malattie croniche riflettono anche i divari sociali del Paese: un esempio su tutti è la prevalenza di cronicità che nella classe di età 25-44 anni ammonta al 4%, ma mentre tra i laureati è del 3,4%, nella popolazione con il livello di istruzione più basso e pari al 5,7%. Nel 2015, il 23,7% (249.887 pazienti su un totale di 1.054.376 soggetti) dei pazienti adulti in carico alla medicina generale presentava inoltre due o più condizioni croniche, venendo trattato con cinque o più farmaci. Dallo scenario delle cronicità, avverte il Rapporto, "dipende molto anche il futuro stesso della sostenibilità del Ssn, messo già a dura prova da forti difficoltà economiche legate ai vincoli di bilancio". Altro dato è poi quello relativo alla spesa privata dei cittadini per la salute, che è in aumento specie al Sud. Nel periodo 2001-2014, la spesa sanitaria privata pro capite è infatti cresciuta passando da 449,3 euro a 553,1 euro con un incremento medio annuo dell'1,61%. Il suo valore è, comunque, inferiore rispetto ai valori degli altri Paesi Ue con sistema sanitario pubblico. Tutte le regioni del Sud e le Isole incrementano la spesa sanitaria privata con valori fra +1,74% annui in Campania e +3,53% annui in Basilicata. Le regioni del Centro-Nord, invece, presentano incrementi più contenuti.