ROMA. La superficie di Marte è più complessa di quanto pensato finora e potrebbe essere più simile alla Terra che alla Luna. Lo dimostra la ricostruzione del flusso della lava nella regione vulcanica Elysium Planitia del Pianeta rosso, fatta sulla rivista Scientific Reports dai ricercatori guidati da David Susko, della Louisiana State University.
Elysium è un enorme complesso vulcanico, il secondo su Marte, il cui picco arriva a 16 chilometri d'altezza (il doppio del monte Everest). È diverso dagli altri vulcani marziani, perchè ha delle zone in cui le colate laviche sono molto recenti per un pianeta geologicamente calmo.
Le 'impronte digitali" dell'attività vulcanica marziana risalgono infatti a 3 o 4 miliardi di anni fa, mentre in questa regione sono di 3 o 4 milioni di anni fa. «In termini esogeologici è come dire ieri. Essendo stati in silenzio così a lungo, i vulcani di questa regione potrebbero ancora eruttare», commenta Susko. Ma a interessare gli studiosi è stata anche la composizione chimica di questa area.
Alcune delle colate laviche di Elysium hanno infatti livelli molto bassi di torio e potassio (elementi radioattivi che abbondano nelle altre regioni vulcaniche marziane). Probabilmente il mantello è cambiato nel corso di miliardi di anni, il che significa che le eruzioni più recenti sono chimicamente diverse da quelle più antiche. Susko e i suoi colleghi hanno studiato i crateri, trovando differenze di 850 milioni di anni tra le regioni di Elysium, e anche nella composizione geochimica.
«Stiamo assistendo a cambiamenti nella chimica del mantello avvenuti nel corso del tempo», rileva. I vulcani longevi con diverse composizioni magmatiche sono comuni sulla Terra, e adesso questi cambiamenti possono essere osservati anche su Marte.
Marte somiglia quindi più alla Terra che alla Luna (anche se il mantello terrestre è diverso da quello marziano). «Sulla Luna mancano alcuni minerali secondari presenti sulla Terra, ma per decenni è così che abbiamo immaginato Marte: una roccia senza vita, piena di crateri e con vulcani inattivi», conclude Susko.
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