MESSINA. Si può viaggiare e, al tempo stesso, non partire mai dalla propria terra. Le Eolie, la Sicilia, l’Italia intera te le porti a spasso per il mondo perché ce le hai dentro, un concetto che va oltre quella nostalgia che chiamano «mal d’Africa». Luca Del Bono è uno così.
È un liparoto trapiantato a Londra: lì è arrivato con 500 sterline mentre ora è amico dei reali inglesi. Lì oggi sviluppa progetti di lusso nel campo dell’ospitalità e molto altro. E lì, nel suo esclusivo South Kensington Club, nel distretto museale della City, ha portato l’energia delle sue isole: il monumentale desk d’ingresso è stato, infatti, ricavato da un unico blocco di pietra lavica dell’Etna e l’acqua salata della Watsu Pool viene direttamente dal mare eoliano. Poi ha aperto il bistrot siciliano «Iddu» – con tutta l’imponenza dello Stromboli nel nome – dove nel menu non manca mai la granita e che il Daily Telegraph ha definito «selvaggiamente evocativo di un’estate mediterranea».
Per l’estate 2017 ha pronto il country club «La Macchia», questa volta però a Capalbio, ma sempre mar Tirreno è. Del Bono non è il solito italiano che fa fortuna e vippeggia all’estero, anzi rifugge da questa immagine. Nel 2015, con il finanziere e filantropo inglese Ben Goldsmith, ha creato l’Aeolian Islands Preservation Fund, una ong indipendente, con sede in Inghilterra, che ha l’obiettivo di preservare l’eccezionale natura delle Eolie e di promuovere iniziative sostenibili sul territorio con progetti legati alla protezione dell’ambiente, marino e terrestre.
Ma fa anche di più. Lo racconta: «Abbiamo seguito con apprensione le ultime vicende in Abruzzo e ammirato l’impegno, il coraggio e la forza con cui i volontari della Protezione civile e dei Vigili del Fuoco si sono dedicati al salvataggio, durante l’ultima tragedia italiana. Allora, come eoliani, per gratitudine vogliamo accogliere questi eroi capaci di salvare l’insalvabile, senza arrendersi”.
Da offrire, a chi ha visto l’inferno, hanno il loro paradiso: nella nostra quotidiana giungla che non ha memoria, in cui nessuno ricorda niente di nessuno, non è roba da poco: «L’idea è stata di mia madre, inglese ormai radicata a Lipari: permettere a cento volontari, direttamente selezionati dalla Protezione civile, di trascorrere una vacanza di una settimana sulle nostre isole, gli operatori, che voglio ringraziare, saranno felici di accoglierli gratuitamente nelle strutture alberghiere e nei ristoranti, in modo che possano godersi un meritato riposo, circondati dalle nostre bellezze naturali. Ho contattato Montezemolo e Franza che hanno messo a disposizione treni e navi».
DAL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA. PER LEGGERE TUTTO ACQUISTA IL QUOTIDIANO O SCARICA LA VERSIONE DIGITALE