ROMA. I gemelli spaziali non sono più identici: un anno trascorso sulla Stazione Spaziale ha modificato il Dna di Scott Kelly.
Lo indicano i risultati preliminari della missione della Nasa nella quale per 340 giorni, fra il 2015 e il 2016, tutti i parametri vitali di Scott, insieme al suo materiale genetico, sono stati confrontati con quelli del suo gemello Mark, rimasto a Terra.
I primi risultati delle analisi, condotte sotto la guida del genetista Christopher Mason, della Cornell University di New York, sono state presentate nel convegno sul Programma di Ricerca Umano della Nasa organizzato in Texas, a Galveston, e riportate sul sito della rivista Nature.
«Aspettiamo la pubblicazione della ricerca, ma possiamo già dire che è una conferma di come l'ambiente possa influenzare i geni» ha osservato il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell'università di Roma Tor Vergata. I ricercatori hanno diffuso infatti i primi dati freschissimi «appena usciti dalle macchine per il sequenziamento», ha detto Mason, ma per la pubblicazione ci vorrà un pò di tempo perchè la mole di informazioni è enorme.
È una ricerca senza precedenti e fornirà elementi preziosi per organizzare i futuri lunghi viaggi per Marte senza rischi per gli astronauti. I primi dati indicano che i cambiamenti osservati nell'attività dei geni di Scott sono simili a quelli che sulla Terra sono dovuti a condizioni di stress, come modifiche nella dieta e nel sonno. Ma le varianti osservate nel Dna di Scott sono più amplificate e potrebbero essere dovute allo stress causato dal mangiare cibo liofilizzato e dal dormire in assenza di gravità.
Altri cambiamenti riguardano le strutture che si trovano alle estremità dei cromosomi, chiamate telomeri, note per essere associate alla longevità.
Contro ogni aspettativa, in Scott queste strutture si sono allungate rispetto a quelle del gemello.
«È il contrario di quello che pensavamo», ha rilevato la biologa Susan Bailey, della Colorado State University. Una volta che Scott è tornato a Terra, la lunghezza dei suoi cromosomi è tornata ai livelli precedenti al lancio e i ricercatori sono al lavoro per capire che cosa significhi. Secondo Novelli, «anche se vanno visti tutti i dati per poter fare una valutazione, l'allungamento dei telomeri potrebbe essere stato un meccanismo di difesa delle cellule, attivato in risposta allo stress acuto». L'esperimento ha inoltre mostrato che anche una particolare modifica chimica del Dna, chiamata metilazione, in Scott è diminuita durante il volo, mentre è aumentata in Mark nello stesso periodo.
In entrambi, poi, la metilazione è tornata ai livelli precedenti al lancio: un altro cambiamento il cui significato resta da chiarire.
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