ROMA. Quando il troppo, stroppia. E' proprio il caso di dirlo se si parla di smartphone.
Un piccolo aggeggio che più si va avanti nel tempo, più si impone nella vita di ognuno di noi.
Diciamoci la verità, fare a meno di un cellulare è diventato impensabile.
Ma c'è di più: sta diventando inconcepibile anche stare "disconnessi", lontani da chat, messaggi, link, like, selfie, app e via dicendo.
Una psicoterapeuta di New York, Nancy Colier, con il suo scritto “The Power of off”, oggi vuole lanciare un vero e proprio elogio a vivere "offline":
"Trascorriamo troppo tempo a fare cose che non ci interessano davvero, proiettati in un mondo virtuale che non ci nutre come esseri umani".
Per confermare quanto detto dalla Colier, basta guardarsi un po' intorno.
Al bar, al ristorante, al cinema, in autobus e perfino alla guida, gli occhi della maggior parte di noi sono fissi sul display di un telefonino.
Giovani a parte, la contaminazione digitale ha ormai raggiunto anche anziani - desiderosi di stare al passo con i tempi - e bambini che con la tecnologia ci sono nati e che, inevitabilmente, non possono che crescere a pane e tablet.
Vero è che la tecnologia, in qualche modo, ha davvero migliorato e semplificato la vita. Troppi però oggi mostrano una preoccupante incapacità a gestire tanta innovazione.
Paradossale, dunque: "La tecnologia è nata per liberarci, - spiega la Colier - eppure ci ha reso schiavi. Il motivo? Siamo costantemente bombardati da segnali sonori per l’arrivo di messaggi e mail che ci sentiamo obbligati a leggere subito".
Secondo le stime della psicologa, si controlla il telefono "in media 150 volte al giorno, ogni sei minuti, mandando circa 110 messaggi quotidiani".
Addirittura, "esiste un 46% di persone che pensa di non poter vivere senza telefono".
Facile capire che "se non ci si 'disconnette' mai, il sistema nervoso non riposa, è costantemente in modalità 'scappa o combatti', finendo per stancarsi troppo".
Preoccupante lo sviluppo di un bambino, anche lui sempre connesso: "Ogni ora passata sullo smartphone è un’ora tolta a un’attività fisica, alla lettura, al contatto diretto con gli altri, tutti elementi essenziali per un corretto sviluppo corporeo, sociale, personale".
Il libro della Colier suggerisce tuttavia un programma per la disintossicazione digitale in 30 giorni.
La psicologa ne anticipa tre passaggi:
"Serve iniziare a capire quanto l’utilizzo dello smartphone, computer o tablet sia realmente indispensabile per lavoro o per scambiarsi informazioni necessarie con familiari e amici. Necessari dunque piccoli cambiamenti poco per volta: evitate di tenere il telefono sul tavolo durante il pranzo o la cena e di non controllare i social mentre siete con gli amici. Terzo punto, serve chiedersi cosa sia realmente di valore per ognuno di noi, cosa nutre l’anima e ci fa stare bene".
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