NEW YORK. «Mio padre è stato ucciso, assolutamente».
Non usa mezzi termini, Paris, 18 anni, unica figlia di Michael Jackson, in una lunga intervista rilasciata al magazine 'Rolling Stone'.
Come è noto la popstar è morta nel 2009 a causa di una overdose di un potente farmaco anestetico.
Nel 2011 per la morte fu riconosciuto colpevole e condannato a quattro anni di carcere per omicidio colposo il suo medico, Conrad Murray.
Tuttavia, nell'intervista, Paris ritiene Murray, che lei chiama in modo dispregiativo 'the doctor', responsabile della dipendenza da farmaci del padre, ma non nasconde sospetti sulle cause della morte.
Non a caso fa riferimento al fatto che il padre aveva detto che qualcuno lo avrebbe ucciso.
«È stato ucciso, è ovvio - dice - tutti gli elementi vanno in quella direzione. Suona come una teoria della cospirazione e come una stronzata, ma i fan veri e tutti in famiglia lo sanno. È stata una montatura (il riferimento alla morte per overdose, ndr)».
Anche sul chi può aver voluto Michael Jackson morto, la giovane non ha dubbi.
«Molte persone» - continua - senza tuttavia specificare. E non nasconde neanche di voler vendetta o quantomeno giustizia.
«Sto cercando di giocare le carte giuste, è tutto ciò che posso dire ora», afferma.
Nell'intervista, Paris scagiona totalmente il padre dalle accuse di molestie sessuali, ma non nasconde che quelle accuse hanno influenzato la vita di tutti in famiglia. Fu a quel punto che Michael, infatti, come lei racconta, decise di lasciare Neverland e per quattro anni con i figli andò in giro per il mondo.
«Non mi importava - continua Paris - era entusiasmante e consideravo casa dovunque fosse mio padre».
Poi arriva il 2009, l'anno dei famosi concerti del ritorno, a cominciare da quello all'arena Londra.
«Tutta la famiglia non stava nella pelle - spiega Paris - era come, yeah, andremo a vivere a Londra per un anno».
Ma Paris ricorda anche quanto il padre fosse esausto per le prove.
«Gli dicevo - racconta - riposati perchè appariva stanco. Infine la giovane punta il dito anche contro l'agenzia Aeg Live, responsabile dell'organizzazione del tour 'This is it' perchè non tratta gli artisti in modo giusto.
«Li fanno lavorar fino allo morte» - sostiene, manifestando anche preoccupazione per Justin Bieber e per i ritmi a cui viene sottoposto.
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