LONDRA. E se lo dice la scienza, c'è da crederci: fare lo scout da bambino, aiuta a combattere l'ansia quando si è grandi.
L'esperienza in divisa e fazzoletto, infatti, pare che sia un vero e proprio toccasana per il benessere mentale una volta raggiunta l'età adulta. A dimostrare tale teoria è uno studio condotto da esperti scozzesi dell’università di Edimburgo e Glasgow e pubblicato su Journal of Epidemiology and Community Health.
Chi ha fatto lo scout lo sa bene: è un'attività che promuove la vita all’aria aperta, il gioco, il movimento.
Risalendo alle origini dello scoutismo, altro non è che un metodo educativo fondato in Inghilterra nel 1907 dal Lord Robert Baden-Powell.
Oggi è stato dimostrato che le notti in tenda e le avventure in montagna possono avere un impatto benefico sulla salute mentale, se analizzato a distanza di decenni.
Per dimostrare questa teoria, lo studio ha analizzato la storia, di salute e personale, di circa 10 mila persone. Si è arrivati alla conclusione che coloro che avevano fatto gli scout, a 50 anni avevano il 18 per cento di probabilità in meno di avere un punteggio di MHI-5 - Mental Health Index - indicativo in caso di disordini di ansia e dell’umore.
Un buon risultato rispetto a chi lo scout non l'ha fatto.
Lo scoutismo inoltre tende a ridurre le disuguaglianze in termini di salute mentale. Aiuta anche a costruire un’idea positiva di sé, favorendo l'autostima.
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