PALERMO. Quando si parla di malattie, la mente corre subito lì, nell’angolo oscuro e terrificante del cancro, un angolo che evoca pensieri angoscianti e paure ancestrali. Eppure, spesso non si considera che le patologie tumorali non sono la prima causa di morte a livello mondiale. Sono la seconda, dopo le malattie cardiovascolari. Che non significano solo infarto, ma anche scompenso cardiaco, cardiopatie congenite, ictus, insufficienza venosa cronica, patologie dei vasi e molto altro.
Secondo i dati dell’Istituto europeo di statistica, che recentemente ha fotografato lo stato di salute del «vecchio continente», in Italia la mortalità per disturbi cardiovascolari è più alta di quella di Francia, Gran Bretagna e Spagna. La Germania è il Paese con il più alto numero di decessi legati a queste patologie, anche se si registrano alte criticità in alcune nazioni dell’Est, tipo la Romania e la Bulgaria.
Anche l’Italia segue una tendenza mondiale che vede colpiti più gli uomini delle donne. C’è da dire, però, che la fetta di popolazione femminile che soffre di malattie cardiache è piuttosto ampia, anche se si pensa che i «problemi di cuore» (e non in senso amoroso) siano appannaggio dei maschi. Le donne vivono più a lungo e le patologie cardiache sono strettamente connesse all’età.
Per l’Istituto superiore della Sanità, nel nostro Paese il 44 per cento del totale dei decessi è legato a patologie cardiovascolari. In particolare, la cardiopatia ischemica (infarto, angina) è responsabile del 28 per cento delle morti. Per l’Istituto europeo di statistica, si registrano più casi nel Sud Italia, rispetto al Nord, dove invece è più facile ammalarsi di tumore. La Campania è la prima regione per numero di pazienti, seguita dalla Sicilia.
Stando ai dati del Dipartimento attività sanitarie e osservatorio epidemiologico (Dasoe) dell’assessorato regionale alla Salute, nell’Isola c’è un esercito di 495 mila pazienti con una malattia cardiocircolatoria. Si tratta della diagnosi più frequente, che interessa il 9,3 per cento della popolazione. «Questo numero cresce continuamente anche per l’invecchiamento della popolazione ed il miglioramento delle tecniche di diagnosi precoce e di cura che aumentano la sopravvivenza di chi va incontro ad un primo episodio acuto», afferma Salvatore Scondotto, dirigente del Dasoe.
Le tre aree metropolitane hanno il numero più consistente di malati: Palermo (122 mila), Catania (91 mila) e Messina (63 mila). A seguire troviamo Trapani (51 mila) e Agrigento (43.900). Nel 27 per cento dei casi, i disturbi cardiaci sono legati ad una malattia cronica concomitante, in particolar modo diabete, malattie neurologiche e tumori. La spesa pro capite per assistere un paziente è di oltre 5.000 euro per cure ospedaliere, 340 per assistenza specialistica e 430 per i farmaci.
L’evento cui è più facile pensare, parlando di malattie cardiocircolatorie, è senz’altro l'infarto. In Sicilia, nel 2015, ci sono stati 7.676 casi di primo infarto giunti in ospedale. Di questi, 2.065 si sono verificati a Palermo (provincia inclusa, chiaramente), 1.315 a Catania, 986 a Messina, 726 ad Agrigento, 714 a Trapani. «Fortunatamente - commenta Scondotto -, grazie ai programmi intrapresi a livello regionale per il miglioramento della tempestività dell’esecuzione di tecniche di riperfusione coronarica in ospedale, ovvero l’angioplastica percutanea, la mortalità a 30 giorni si è ridotta al di sotto del 10 per cento, in linea con la media nazionale». Nella nostra regione esiste una vera e propria rete per l’infarto miocardico acuto che copre tutto il territorio, attraverso il sistema «hub&spoke» con alcuni centri molto avanzati, sostenuti da quelli più «periferici».
Lo scorso anno, oltre 22 mila ricoveri ospedalieri hanno avuto come causa principale lo scompenso cardiaco o altre sindromi direttamente correlate. In media, ci sono stati 2,4 ricoveri ogni 1.000 residenti. L’ospedalizzazione aumenta dopo i 50 anni d’età, con un picco tra i 70 e gli 80. «Alla luce dell’aumento progressivo dell’aspettativa di vita nella popolazione, è presumibile che i bisogni assistenziali posti da tali patologia siano destinati a crescere nei prossimi anni», conferma Scondotto.
Che fare dunque per arginare il problema? Innanzitutto bisognerebbe cercare di prevenire l’insorgenza di tali patologie, in particolar modo quando sono legate allo stile di vita. Studi scientifici indicano che l’80 per cento di malattie cardiache, ictus e diabete sia prevenibile. Perché, molto spesso, responsabili sono proprio alcuni comportamenti scorretti. Quali? L’elenco è lungo: il fumo, il sovrappeso o, peggio, l’obesità, un’alimentazione con troppi grassi saturi (che si depositano nelle arterie) o troppo sale. Altri fattori di rischio importanti sono, ad esempio, il diabete, l’ipertensione arteriosa e alti livelli di colesterolo «cattivo» nel sangue. Il 47 per cento dei siciliani ha un eccesso ponderale, il 43 per cento è sedentario, il 29 fuma. Il 21 per cento della popolazione dell’Isola ha la pressione alta e il 22 soffre di ipercolesterolemia. E se è vero che l’impegno della Regione non manca - con una serie di iniziative inserite nel Piano regionale della prevenzione -, è pur vero che tocca anche a tutti noi rimboccarsi le maniche e cercare di star lontano dai guai.