Venerdì 22 Novembre 2024

"Obbligati ad essere felici", ecco perchè a Natale si rischia la depressione

ROMA. Impegni pressanti, aspettative troppo alte, bilanci esistenziali e, soprattutto, il dover rispettare il clichè per cui a Natale 'tutti siamo felici'. È il mix esplosivo di sentimenti e condizioni che, proprio durante le festività natalizie, fa cadere molti in uno stato di depressione. È il cosiddetto Christmas Blues che, avvertono gli esperti, può determinare uno stato di frustrazione in contrasto, ma solo in apparenza, con l'atmosfera delle feste. Questo senso di tristezza e depressione, spiega la psicoterapeuta Paola Vinciguerra, presidente dell'Associazione europea disturbi attacchi di panico (Eurodap), «può derivare da quella sorta di obbligo al dover essere felici che si percepisce e che deriva dall'idea stereotipata del Natale veicolata ad esempio dalla pubblicità ma che, in vari casi, non ha nulla a che vedere con la realtà». È una sorta di 'effetto post partum natalizio', dice l'esperta: «Così come, infatti, la donna che ha appena partorito è spesso depressa ma tutti pretendono che sia invece felice e piena di entusiasmo, allo stesso modo una persona con un disagio interiore si sente chiamata a esternare felicità per rispondere appunto ad un clichè sul Natale». Ma la 'depressione natalizia' può derivare anche da un altro fattore: «Il punto - avverte la psicoterapeuta - è anche che c'è una aspettativa troppo elevata rispetto alle feste ed ai rituali. Questo perchè viviamo in un momento di paura e destabilizzazione e dunque, per reazione, spostiamo l'aspettativa di gioia e serenità proprio sulle feste natalizie, viste come possibilità di ricarica e stabilizzazione. Ma ciò difficilmente si realizza e subentrano così delusione e depressione». Il Natale, infatti, «può regalare gioia e serenità, ma non può affrancare totalmente, come se avesse l'effetto di una bacchetta magica, dai disagi profondi che si vivono». Va inoltre considerato, rileva il presidente della Società italiana di psichiatria Claudio Mencacci, che «l'esperienza dell'isolamento sociale e di una mancata rete di rapporti si accentua in maniera fortissima nel periodo natalizio: i messaggi che riceviamo sono di serenità, casa abbondanza, e diventano una esplosiva miscela per chi tutto questo sente di non poterlo realizzare, mentre si amplifica lo stato di malessere». Un ruolo nella malinconia delle feste, però, lo giocano pure il 'tour de forcè legato allo shopping, gli incontri a volte non proprio graditi con parenti anche lontani o il ricordo, più intenso in questi giorni, di chi non c'è più. Altro capitolo 'a rischio' è poi quello dei bilanci esistenziali, tipico della fine dell'anno: «Spesso - afferma Vinciguerra - tendiamo a mettere in evidenze quello che non siamo riusciti a ottenere, invece di spostare l'attenzione su cosa abbiamo fatto e gli obiettivi raggiunti. Il consiglio - sottolinea - è sforzarsi di vedere il 'bicchiere mezzo pieno' e essere positivi». Insomma, chiarisce l'esperta, «il fatto è che tutti investiamo emotivamente troppo nel Natale. È come se ci aspettassimo che questo evento facesse scomparire per magia le nostre frustrazioni e ci aiutasse a sentirci meno soli. Ma questa è un'illusione». Ciò che andrebbe invece fatto, consiglia, è «ricalibrare le aspettative, liberarsi dai 'clichè delle feste' e guardare al Natale come ad un'occasione di scambio di sentimenti ed interiorità piuttosto che un 'riempitivo', alla fine illusorio, delle nostre ansie e vuoti interiori».

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