MILANO. Potrebbero essere oltre 18 mila le specie di uccelli presenti nel mondo, più del doppio rispetto a quanto stimato finora: a rivedere il loro numero sono stati gli ornitologi del Museo americano di storia naturale a New York, grazie a nuovi criteri di classificazione che hanno permesso di svelare la biodiversità 'nascostà degli uccelli, fondamentale da tenere in conto per le future strategie di conservazione, come spiegano gli stessi ricercatori sulla rivista Plos One.
«Ciò che stiamo proponendo è un cambio radicale nel modo in cui si valuta la diversità», spiega Joel Cracraft, curatore del dipartimento di ornitologia del museo statunitense.
«Questa nuova stima ci dice che non abbiamo saputo contare e proteggere le specie così come volevamo». Finora si pensava infatti che gli uccelli rappresentassero una classe di animali ben nota, formata da circa 9 mila specie conosciute e descritte per il 95%. Questa classificazione, però, si basava sul concetto di 'specie biologica', ovvero sulla definizione di specie come l'insieme di individui che possono incrociarsi fra loro generando una prole fertile.
«Si tratta di un criterio datato, che difficilmente viene usato in tassonomia al di fuori degli uccelli», precisa il coordinatore dello studio, George Barrowclough. Il suo gruppo di ricerca, insieme alle università di Washington e del Nebraska, ha invece provato a stimare nuovamente il numero delle specie di uccelli usando criteri morfologici (basati su caratteristiche fisiche come la struttura e il colore del piumaggio) che permettono di distinguere uccelli che hanno storie evolutive diverse pur essendo simili o addirittura in grado di accoppiarsi fra loro. Questo metodo, applicato ad un campione di 200 specie, ha permesso di raddoppiarne il numero e dunque potrebbe far lievitare la stima complessiva delle specie oltre quota 18 mila.
La tendenza al rialzo sembra confermata anche da una serie di studi genetici che indicherebbero l'esistenza di oltre 20 mila specie di uccelli, anche se questo numero potrebbe essere sovrastimato per il modo non casuale in cui sono stati scelti i campioni presi in esame.
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