ROMA. I bambini imparano a usare parole nuove come fanno i robot: in entrambi i casi entra in gioco una sorta di automatismo che permette di associare gli oggetti e avere una percezione precisa dell'ambiente. La scoperta, pubblicata sulla rivista Interaction Studies, si deve al gruppo coordinato da Katie Twomey dell'università britannica di Lancaster.
Vi ha partecipato anche l'italiano Angelo Cangelosi, che insegna intelligenza artificiale all'università di Plymouth.
«Sappiamo che i bambini di due anni imparano il significato di una parola nuova in base alle parole che già conoscono» ha rilevato Twomey.
Per esempio «imparano che un nuovo giocattolo si chiama 'giraffa', quando già sanno che altri due giocattoli si chiamano 'anatra' e 'coniglio'».
Si pensa che i bambini imparino le parole nuove attraverso un processo di esclusione: in pratica poichè il giocattolo marrone si chiama 'coniglio' e il giallo si chiama 'anatra', quindi il giocattolo di colore arancione deve essere 'giraffa'.
Per analizzare in dettaglio questo processo di apprendimento del linguaggio i ricercatori hanno deciso di usare un robot umanoide chiamato iCub che ha proporzioni simili ad un bambino di tre anni, e lo hanno programmato in modo da permettergli di riconoscere nuovi oggetti e associarli a una parola.
L'esperimento ha mostrato che il robot impara le parole nuove proprio come fanno i bambini. Questo suggerisce che l'apprendimento precoce non è basato sul pensiero cosciente, ma su una capacità automatica di associare gli oggetti. Secondo Twomey, significa che «alcuni aspetti dell'apprendimento nella prima infanzia si basano su una sorprendentemente capacità di associazione che permette ai bambini di assorbire rapidamente le informazioni dall'ambiente».
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