
PALERMO. In Sicilia un giovane su 4 tra i 18 e i 24 anni (24,3%) interrompe gli studi precocemente, fermandosi alla licenza media inferiore, a fronte di una media nazionale del 14,7%.
Lo dicono i dati diffusi da Save the Children nel settimo Atlante dell'Infanzia a rischio intitolato «Bambini, Supereroi» e pubblicato per la prima volta da Treccani.
Inoltre, circa un alunno 15enne siciliano su 3 non raggiunge le competenze minime in matematica e in lettura e più di 1 bambino o ragazzo tra i 6 e i 17 anni su 2 non legge neanche un libro all'anno. Ad esporre i piccoli al pericolo povertà ed esclusione sociale è anche il titolo di studio dei genitori, almeno per 6 minori italiani su 10, e la Sicilia è particolarmente a rischio, dato che la metà degli adulti dell'Isola tra i 25 e 64 anni è ferma alla licenza media inferiore.
Realizzato nell'ambito della campagna «Illuminiamo il futuro», avviata con l'obiettivo di contribuire a debellare la povertà educativa in Italia entro il 2030, l'atlante, a cura di Giulio Cederna, e con gli scatti di Riccardo Venturi, conta 48 mappe, 43 tavole e 280 pagine di analisi e dati geolocalizzati.
Il volume, che sarà disponibile nelle librerie italiane da inizio dicembre, è il racconto di un viaggio, regione per regione, nell'infanzia che resiste a ogni situazione di precarietà. In particolare per il Mezzogiorno, dove 1 bambino su 5 non dispone di spazi adeguati a casa per fare i compiti e non può permettersi di praticare sport o frequentare corsi extrascolastici.
In Sicilia, circa 3 ragazzini su 4 - tra i 6 e i 17 anni - non hanno mai visitato mostre, musei e monumenti e non sono mai andati a teatro nel 2015, mentre più di 4 su 5 non sono mai andati a concerti.
Dal report di Save the children emerge come nel Mezzogiorno un bambino su 10 non possieda giochi a casa o da usare all'aria aperta e non possa indossare abiti nuovi, mentre più di 1 su 10 non può permettersi di invitare a casa i suoi amici per giocare e non può festeggiare il suo compleanno. In Sicilia, quasi 1 minore su 2 tra 0 e 17 anni (40,7%) risulta inoltre in povertà relativa, ponendo così l'Isola al primo posto della classifica delle regioni italiane con la più alta percentuale di bambini e ragazzi in povertà relativa, a fronte di una media nazionale del 20,2%.
Gli interventi di welfare messi in campo dal nostro Paese per il 2014 sono riusciti a ridurre il rischio di povertà per i minori di 18 anni di soli 10 punti percentuali (dal 35% al 25%). Un risultato che ci pone tra gli ultimi nel vecchio continente, davanti solo a Romania e Grecia, considerando che mediamente in Europa gli interventi sociali in favore di famiglie e minori riescono a ridurre il rischio di povertà del 15,7%.
Tra le altre mappe presenti nell'Atlante vi è anche quella del «Pericolo sismico», elaborata per Save the Children dall'INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) e che rivela che in Italia 5,5 milioni di bambini e ragazzi sotto i 15 anni vivono in aree ad alta e medio-alta pericolosità sismica.
Si tratta di un territorio che copre circa il 70% delle province italiane che comprende 45 città sopra i 50 mila abitanti che ospitano 900 mila minorenni sotto i 15 anni, tra cui Palermo, Messina, Catania, Modica, Ragusa, Vittoria e Siracusa.
Tra gli interventi realizzati dall'organizzazione internazionale «Save the Children» c'è l'attivazione, dal 2014, in Sicilia di 2 «punti luce», cioè centri ad alta densità educativa per dare opportunità formative ai bambini che vivono in aree svantaggiate.
In Sicilia si trovano a Catania, nel quartiere San Giovanni Galermo, dove nell'anno in corso sono stati raggiunti circa 400 minori tra 6 e 16 anni e 140 genitori, e a Palermo, nel quartiere Zisa, dove sono stati raggiunti più di 200 minori e oltre 150 genitori.
6 Commenti
Antonino Pipitò Opinion Leader
16/11/2016 11:40
E fanno benissimo ! A che serve andare a scuola e fare spendere un sacco di soldi ai genitori per poi dopo avere conseguito diploma o laurea andare a lavorare nella migliore delle ipotesi in un call center a 400 euro lordi al mese ? Vanno avanti solo i laureati che alle spalle hanno genitori con una libera professione ben avviata... meglio aprire una bella panineria e magari cibo da strada e godersi la vita, fino a quando questa valanga di disfattismo sociale non si arresterà definitivamente !
Salvo Parisi
16/11/2016 14:17
Da convinto sostenitore della cultura e del sapere, non posso che darti ragione. In questo momento in Italia possedere un titolo di studio non cambia assolutamente il futuro di un giovane.
Antonio 2
16/11/2016 14:23
Il motivo dell'abbandono sta nel fatto che le famiglie hanno bisogno anche dei pochi euro che questi ragazzi riescono a recimolare.
Soul
16/11/2016 15:19
Ecco come vengono fuori i vari pipito e barbarella...
vittorio
16/11/2016 17:40
Una volta quando si abbandonava la scuola lo si faceva per intraprendere un mestiere,oggi non capisco che senso ha,perchè lavoro non c'è ne anche se vuoi fare il poanettiere il muratore o altro le possibilità sono poche.
Francesco
16/11/2016 18:01
È assurdo!!1 ragazzo su 4 abbandona la scuola.Sfugge che a questo "abbandono"contribuiscono pure le istituzioni.Io ho mio figlio iscritto nei percorsi oif,istruzione e formazione,da più di un anno aspetta l'inizio del 2 anno.Ad oggi è un evasore scolastico.E in Sicilia sono più di 1o.ooo.Interessa a qualcuno????
GIOVANNI
17/11/2016 08:00
E GIA ...I GIOVANI PENSANO CHE E TEMPO PERSO..SONO SENZA FUTURO.