ROMA. Quella di Leonardo DiCaprio per la salvaguardia ambientale è molto più di una passione che lo impegna quasi quanto il cinema, è piuttosto una vocazione, anzi una predestinazione.
Lo spiega lui stesso nel documentario Punto di non ritorno - Before the flood, che ha prodotto e realizzato attraversando tutto il mondo e filmando con immagini spettacolari quanto angoscianti lo stato del pianeta ad un passo dalla catastrofe. Il film, che sta girando molti festival da Toronto alla Festa di Roma, in un numero limitato di sale in America (per la selezione agli Oscar), in Italia si vedrà sul canale National Geographic domani ed è distribuito gratuitamente sulle piattaforme on line e sul sito Ansa.it per un totale di 171 paesi e 45 lingue.
La regia è di Fisher Stevens, premio Oscar per il documentario The Cove.
«Sono cresciuto nell'ambiente della controcultura hippie - dice l'attore premio Oscar che proprio durante le riprese di The Revenant ha ultimato la realizzazione del film - la testata del mio letto di ragazzo era un quadro di Hieronymus Bosch Il Giardino delle delizie con le allegorie di Adamo ed Eva. Sono sempre stato attento alle questioni ambientali, era proprio una fissazione sin da piccolo». DiCaprio, nominato nel 2014 dal presidente Ban Ki-Moon messaggero di Pace con delega sul Climate Change, apripista hollywoodiano per il green sin dai tempi in cui comprò un allora prototipo di auto ibrida, presidente della fondazione a suo nome impegnata in progetti sulla biodiversità, ha voluto metterci la faccia filmando come fosse un film d'azione le sue visite nei luoghi simbolo del cambiamento ambientale della Terra. L'incontro 10 anni fa quando era un giovane attore inseguito dalle fan, con l'allora vicepresidente Al Gore in occasione del primo dei documentari sull'ambiente, Una scomoda verità, lo formò definitivamente alla causa ambientale.
«Sono pessimista rispetto alla situazione» dice l'attore, «tutto quello che ho visto mi ha terrorizzato. C'è solo un motivo di speranza, serve un cambiamento radicale immediato, una inversione di tendenza. Solo questo prima della fine. Adesso tocca a ciascuno di noi, cambiando stile di vita e con i propri comportamenti dettare nuove leggi al mercato. Cammina differente, consuma meno, mangia differente, scegli l'energia rinnovabile, vota meglio. E a ciascun paese spetta la responsabilità di cambiare in fretta». DiCaprio ha impiegato due anni per realizzare Before the flood, che annovera tra i produttori anche l'amico Martin Scorsese: è stato a Pechino dove si cammina con le mascherine antismog e dove le proteste dei cittadini sono stati così forti da dettare al governo la svolta ambientale per cui la Cina tra i paesi più inquinanti ora tenta di invertire la rotta, dal Canada dove lo scioglimento dei ghiacci è sotto gli occhi di tutti, all'Indonesia incenerita per far posto alle coltivazioni per l'olio di palma distruggendo così le foreste che sono uno dei tre polmoni della terra con l'Amazzonia e il delta del Niger in Africa. E poi ancora in Groelandia, a Miami dove per le inondazioni dovute all'innalzamento delle acque per lo scioglimento dei ghiacci stanno sopraelevando tutte le strade e a Roma dove c'è stato l'incontro con Papa Francesco subito dopo l'enciclica verde Laudato Sì. DiCaprio ha avuto l'approvazione di Obama e alla fine di tutto questo 'tour' in cui ha documentato il grave stato dell'ambiente del pianeta ha tenuto una conferenza alle Nazioni Unite durante il Summit sul clima dopo gli accordi Cop21 di Parigi. Nel film l'attore testimonial della lotta sul cambiamento climatico fa parlare gli scienziati che mostrano le prove - discusse da molte industrie - del degrado, i rappresentanti delle comunità locali, i contadini e gli attivisti, spiega perchè sono i cittadini più poveri le prime vittime di questa situazione che è già una delle cause delle grandi ondate migratorie cui stiamo assistendo in questi anni.
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