ROMA. La caccia a E.T. rivede le sue regole: in vista dell'arrivo di super telescopi come Webb e E-Elt (European Extremely Large Telescope) la caccia alla vita aliena avrà una marcia in più ma la difficoltà sarà riconoscere davvero le 'firme' della vita.
Per evitare falsi avvistamenti la Nasa ha organizzato a Seattle un workshop per astrobiologi dedicato alla creazione di nuove regole per andare a caccia di vita aliena.
«Sembra assurdo ma se oggi guardassimo la Terra da molto lontano - ha spiegato John Robert Brucato, dell'Osservatorio di Arcetri, dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) - non riusciremmo a capire se ci sia vita. Ma con la prossima generazione di telescopi potremmo saperne di più, anche se non non avremo comunque certezze».
Al momento si conoscono almeno tremila esopianeti ma di questi solo una manciata hanno le caratteristiche 'giuste' per essere considerati dei possibili candidati ad ospitare ET. Ma con il lancio di nuovi 'cacciatori' di pianeti, come l'americano Tess e l'europeo Cheops, il numero di 'gemelli' della Terra salirà molto rapidamente. A questo si deve aggiungere anche il grande miglioramento che offriranno i telescopi e quindi un'enorme potenza in più per cercare le cosiddette 'firma' della vita.
«Il problema da risolvere - ha aggiunto Brucato - è come fare a riconoscere la presenza di vita studiando l'atmosfera di un pianeta. Trovare ossigeno o metano ad esempio sono ottimi indizi ma non è detto che basti, potrebbero infatti essere il prodotto di altro tipo di reazioni non 'biologiche'».
Proprio per evitare falsi positivi, o all'opposto dei 'buchi', una delle grandi sfide che si sono posti gli astrobiologi a Seattle è stata quella di fare un 'elenco' di tutti gli indicatori che si potrebbero trovare, capire tutti i meccanismi che ad esempio potrebbero portare alla formazione di ossigeno. Uno 'schema' per evitare un abbaglio e scambiare per pianeta abitato quello che è invece un 'inferno' simile a Venere.
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