MILANO. Le verdi foreste del Madagascar sono state stravolte dai cambiamenti climatici prima ancora che dall'arrivo dell'uomo: a raccontarlo è il Dna dei lemuri, che come un nastro ha registrato tutta la storia dell'isola africana
degli ultimi 500 mila anni. A 'sbobinarla' ci ha pensato un gruppo internazionale di ricerca coordinato dalla Duke University a Durham, negli Stati Uniti, che pubblica i risultati delle analisi genetiche sulla rivista dell'Accademia americana delle scienze, Pnas.
Si pone così la parola fine ad un dibattito lungo decenni sull'aspetto che il Madagascar doveva avere all'arrivo dei primi coloni, avvenuto circa duemila anni fa. Per fare luce sulla questione, i ricercatori hanno pensato di sequenziare il Dna degli animali simbolo dell'isola, i lemuri topo: grandi quanto una mano, sono i primati più piccoli al mondo e anche i più rapidi a riprodursi. «I lemuri topo sono strettamente dipendenti dalla foresta: se lei cambia, cambiano anche loro», spiega il biologo Steve Goodman, che ha collaborato alle ricerche per conto del Field Museum di Chicago. Analizzando il Dna di cinque specie di lemuri topo distribuite in varie parti dell'isola, «siamo riusciti a capire quando le specie si sono separate, identificando le forze che le hanno spinte a diversificarsi», precisa la coordinatrice dello studio Anne Yoder, della Duke University.
Dall'albero genealogico di questi primati sono emerse parentele inaspettate tra specie che vivono in punti molto distanti del Madagascar: questo, secondo i ricercatori, dimostra che la foresta tropicale che ricopre la parte orientale dell'isola e la foresta decidua della parte occidentale erano un tempo collegate da un 'corridoio' nella zona dove oggi c'è la savana dell'altopiano centrale. L'area, una volta ricoperta da 'macchie' di foresta, avrebbe iniziato a cambiare aspetto molto prima dell'arrivo dell'uomo, circa 55 mila anni fa, a causa di un forte periodo di siccità.
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