RAGUSA. È il frutto più diffuso al mondo, preferito da milioni di persone, e da qualche tempo sta trovando spazio nella coltivazione anche in Sicilia. Le banane si sa preferiscono i climi tropicali ed è per questo che sono riuscite a trovare nell'isola il luogo perfetto per la propria crescita. In verità, questo frutto esotico ha fatto qui la sua comparsa già diversi secoli fa. Vi è una varietà denominata «Comune di Sicilia», dai frutti piccoli, un po' rozza, dalla bassa produttività che seppur a livello amatoriale veniva coltivata soprattutto tra Messina e Catania, destinata all'autoconsumo. Eppure c' è chi ne ha fatto un business. A Palermo, infatti, c'è un'intraprendente imprenditrice che da qualche anno coltiva banane su scala aziendale e con ottimi risultati. Si tratta di Letizia Marcenò.
L' intuizione di tramutare un piccolo appezzamento a Valle dell'Oreto in qualcosa di più redditizio le venne in mente partecipando ad una iniziativa di Campagna Amica. «Accanto alle nespole che produciamo in grandi quantità, portammo dei caschi di banane. Avevamo questo frutto -racconta la Marce nò - perché il mio bisnonno nel 1930 le portò dall' America Latina. Fu un successo e così decidemmo di avviarne la produzione». L'ambiente caldo, il terreno fertile, il clima tipicamente subtropicale hanno fatto sì che anche in Sicilia si potesse coltivare il banano. In particolare nell' azienda palermitana vengono utilizzate la specie Musa Caprisciosa e quella Paradisiaca.
«La coltivazione avviene in pieno campo - aggiunge la produttrice-, senza l' utilizzo di trattamenti. Sono piante però delicate: eventuali folate di vento possono infatti danneggiare le sue larghe foglie. Attualmente abbiamo 1200 piante che in media danno otto caschi di 70 Kg l' uno a settimana, quindi ci aggiriamo su una produzione di 500 Kg di banane a settimana». Un prodotto dal gusto particolare che presenta una polpa gialla più dolce e profumata, pastosa, con un retrogusto di cannella. Diverse dalla classica Chiquita an che per la forma in quanto più lunghe e tozze. «Stiamo ora cercando di bonificare alcuni terreni vicini per incrementare la produzione. Io consiglio ai giovani di puntare su questa coltura, perché redditizia ma non bisogna avere fretta; nei primi anni si fanno solo investimenti».
Se da un lato c' è chi ha voluto scommettere su questo frutto diventando così il primo produttore di banane in Italia, c' è chi invece vi sta destinando una piccola parte dell' azienda al fine di regalare qualcosa di insolito, capace di stu A sinistra l' agronomo Enrico Russino, di un' azienda sciclitana Sopra Letizia Marcenò, di Palermo, le cui coltivazioni si trovano nella Valle dell' Oreto pire, ai numerosi turisti che vi giungono. È Enrico Russino che nello sciclitano, a Cava d' Aliga, fra un percorso aromatico ed un altro, ama presentare frutti esotici ed essenze rare. Tra mille aromi anche frutti quali avocado, mango e poi caffè, coriandolo e naturalmente le banane. «Abbiamo solo una trentina di piante - precisa Russino, titolare de Gli Aromi-. L' azienda è specializzata in altro, ma abbiamo voluto inserire la coltivazione di questo frutto non per competere con qualcuno ma semplicemente perché ci piace incuriosire, far sorride re i tanti turisti che sempre ci vengono a trovare. E poi questi frutti sono davvero buoni - prosegue l' agronomo Russino -. Li coltiviamo in modo naturale e stiamo ottenendo tante soddisfazioni anche economiche perché trovano facilmente posto nei mercati di nicchia, fra gli appassionati di questi frutti tropicali che oggi fanno tendenza».
Un plauso ai produttori viene dal Presidente regionale della Coldiretti, Alessandro Chiarelli, che ricorda come in Sicilia nessuno si sta inventando qualcosa di nuovo.
«Il banano si è naturalizzato nell' isola, caratterizzandone anche il paesaggio. Oggi lo stiamo riscoprendo grazie a questi produttori. Un settore che io vedo in crescita, in cui si può fare reddito. Plaudo pertanto alle aziende che ci stanno credendo».
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