PALERMO. Gli italiani ricominciano a lasciare a casa la «schiscetta», il contenitore usato per portarsi in ufficio il pranzo homemade, e si riaffacciano con prudenza alla porta di ristoranti e trattorie per pranzare fuori durante la pausa dal lavoro. A dirlo, l’ultima indagine di CREST® di The NPD Group, Inc. che ha registrato in questi primi mesi del 2016 un trend positivo per il mercato del fuori casa. «I dati aggiornati a maggiodiCREST®,l’indagine continuativa sui consumi fuori casa di The NPD Group, mostra il mercato in crescita dello 0,4% in visite e dell’1% in spesa - sottolinea Matteo Figura, direttore Foodservice di NPD Italia -. Il servizio completo continua ad essere più in salute del servizio veloce. I luoghi con servizio al tavolo crescono in traffico, +1,2% nei primi cinque mesi dell’anno, mentre il servizio veloce registra tassi di crescita inferiori all'un per cento. È un buon momento anche per la Sicilia che rappresenta il 9,2% della spesa complessiva degli italiani nel fuori casa e che nei primi cinque mesi dell’anno cresce a tassi superiori al 2,5%». I primi mesi del 2016 confermano, dunque, l’andamento positivo del settore, sebbene registrando una crescita modesta. L’intero anno potrebbe chiudersi con incrementi superiori all’1%, con un aumento maggiore in spesa rispetto alle visite. Diversi sono i fattori che hanno contribuito a un rilancio del mercato del fuori casa. «A determinare la risalita dei consumi sono vari fattori, tra cui una ripresa generale di questi generatadauncontesto macro-economico favorevole, anche se i tassi di crescita sono e saranno moderati - continua Figura -. Da sottolineare anche l’aumento di fiducia da parte degli operatori di settore, iniziata nel 2015, che ha portato ad un ritorno agli investimenti,iniziando di fatto una fase di rinnovamento e ammodernamento dell’offerta ristorativa in Italia, soprattutto nei segmenti più tradizionali come quelli dei bar». Gli italiani, dunque, tornano a mangiare fuori, anche durante la pausa-pranzo, ma cambiano le loro richieste. I consumatori del Bel Paese, infatti, sono sempre più attenti alla gradevolezza e all'accoglienza dei locali ma anche alle caratteristiche del cibo. Cresce, ad esempio, il numero di nostri connazionali che richiede prodotti senza glutine, sia per motivi salutari che per una questione di scelta; una scelta che coinvolge ormai più di 5 milioni di italiani. «La tendenza a mangiare glutenfree arriva da molto lontano, direttamente d’Oltreoceano, e ci raggiunge con un impatto abbastanza rilevante su una certa fascia di età e mentalità - afferma AnnaLisa Iacobellis, ideatrice del blog senza glutine per tutti i gusti.blospot.it eco-fondatrice del portale Gluten Free Travel & Living, diventata anche un’associazione che si propone di rendere possibile e normale una vita senza glutine -. Ricordiamoci, però, che il glutine va escluso dalla propria dieta quotidiana solo se c’è un reale bisogno;quindi se si ha un’intolleranza (gluten sensitivity) o una diagnosi conclamata di celiachia. I prodotti glutenfree ormai sono facili da reperire e cucinare. È possibile gustarli fuori o preparare tutto in casa, sfatando una volta per tutte il mito che senza glutine voglia dire mangiare senza gusto».