NEW DELHI. Almeno 74 tigri sono morte in India nei primi sei mesi del 2016.
Lo ha reso noto la Società indiana per la protezione della natura (Wpsi), precisando che in questo bilancio si evidenzia una crescita dell'attività dei bracconieri.
I dati raccolti, riguardanti il periodo fra l'1 gennaio e il 26 giugno, mostrano che per la morte di 30 animali è evidente l'azione di bracconieri. Altre 26 tigri sono catalogate come "trovate morte", con decessi dovuti a malattie o vecchiaia.
La perdita degli altri 18 animali è stata invece attribuita a liti interne (12), incidenti ferroviari o automobilistici (3), responsabilità umane (2) e scontri con altri animali (1). La Wpsi ricorda infine che nel 2015 le tigri morte sono state 91, di cui 26 ad opera di bracconieri0.
Solo qualche settimana fa si è celebrata la 44esima Giornata mondiale dell'Ambiente, dedicata dalle Nazioni Unite proprio alla lotta al «traffico di natura» per chiedere tolleranza zero contro i bracconieri.
Un crimine quello del bracconaggio che, insieme a tutte le forme di appropriazione illegale di risorse naturali, ha un fatturato annuale di 213 miliardi di dollari e rappresenta il quarto mercato criminale del Pianeta, stima il Wwf.
«Ben 7000 specie - denuncia l'associazione che per proprio logo ha scelto il panda - sono oggetto di crimini. Ogni anno in Africa vengono cacciati illegalmente più di 30 mila elefanti; la Tanzania e il Mozambico hanno perso in soli 5 anni tra il 50 e il 60% di questi straordinari pachidermi».
E non va sottovalutato il furto di alberi e legname: a livello mondiale la criminalità forestale genera un giro d'affari pari a 100 miliardi di euro ogni anno, secondo solo a quello della droga e pari a più del doppio del fatturato generato dalla pesca abusiva, rileva l'Università di Bologna nell'Atlante dei crimini ambientali, secondo quanto segnala Pefc Italia che chiede una task force internazionale con l'Interpol e certificazione forestale per garantire la tracciabilità e la sostenibilità di queste preziose aree verdi.
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