PALERMO. Non solo danni a luoghi e persone, ma anche alla fauna siciliana. Gli incendi delle scorse settimane, infatti, hanno messo a rischio numerose specie dell’Isola. A scendere in campo su quanto accaduto è stata l’Enpa, che propone potenziali misure di prevenzione per il futuro, vista l’imminente stagione estiva. Restrizioni alla caccia,maanche lo stop alla costruzione sugli habitat favorevoli per gli animali selvatici, distrutti dalle fiamme: «In Sicilia, ultimamente, è aumentata la piaga degli incendi - spiega Andrea Brutti dell'Ufficio Fauna Selvatica dell'Enpa -. La condizione è resa ancora più grave dal fatto che gli animali selvatici sono in fase di riproduzione e di nidificazione. Ciò avrà molte ripercussioni per il futuro: sono bruciati i nidi degli uccelli e, probabilmente, anche moltissimi giovani animali che, non essendosi salvati, non potranno dare vita ad una nuova generazione. È un grosso danno al quale bisogna correre ai ripari. Una prima misura potrebbe essere l'azione sui calendari venatori con una moratoria, almeno per questa stagione, o ponendo delle forti limitazioni, dal momento che l'esigenza di conservazione degli animali selvatici, nel nostro ordinamento legislativo e ai sensi delle direttive comunitarie, è prioritaria rispetto alla concessione venatoria. Al momento, inoltre, è molto difficile stabilire un danno numerico perché gli animali selvatici vivono liberi e non si può fare una stima. Siamo preoccupati dai cambiamenti nei sistemi di vigilanza e della protezione degli incendi. Crediamo, infatti, che debbano essere aumentati per impedire la distruzione spesso di interi habitat. La Sicilia, infatti, ne ha di preziosi ed è sempre caratterizzata da un alto tasso migratorio proprio per il possesso di queste aree così favorevoli allo stazionamento di determinate specie. Venendo a mancare questi luoghi, però, gli animali selvatici vengono sottoposti a innumerevoli rischi, dal momento che ci vorranno decenni per ricostruire parzialmente gli habitat. Noi di Enpa, inoltre, riteniamo che per la salvaguardia di questi territori dovrebbe essere applicato un perenne divieto di costruire e di utilizzare queste aree come pascoli, così da evitare ogni fenomeno illecito dettato da interessi speculativi, spesso prima causa di incendi dolosi». A rischio anche gli ecosistemi e le specie che non sono così veloci da sfuggire alla fiamme: «Tra queste – spiega Gabriele Giacalone, zoologo della cooperativa Silene – ritroviamo la Testudo hermanni, la tartaruga terrestre, ma anche la microfauna, come i gechi, le lucertole o gli insetti xilofagi, che si nutrono del legno». La progressiva diminuzione della fauna è dovuta anche alla decimazione della vegetazione causata delle fiamme: «Gli incendi infatti – prosegue lo zoologo – distruggono sia vegetali che insetti, che rappresentano la maggiore risorsa trofica rispettivamente di animali come conigli e uccelli». In questo contesto, ci sono anche le cosiddette specie opportuniste che traggono, nel breve termine, un relativo vantaggio di un incendio: per esempio, la volpe troverà, nell’immediato,un’immensa distesa di animali morti a causa delle fiamme, che le permetteranno di avere un breve periodo di abbondanza di risorse trofiche, che verranno meno quando le prede finiranno, dal momento che non sono state in grado ripristinare le popolazioni. Un danno non meno grave, causato dagli incendi, riguarda anche l’ecosistema generale: «Nell’ecosistema mediterraneo – spiega Giacalone – è prevista la presenza del fuoco. Infatti, alcuni organismi si sono adattati ad esso, ma con una cadenza decennale o anche più ampia. Il verificarsi di questi incendi, con una frequenza ormai quasi annuale, danneggia fortemente gli ecosistemi, che non hanno il tempo di rigenerarsi, portandocosìa deiprocessi di distruzione a volte irreversibili».