ROMA. Nasce la prima rete Internet spaziale, servirà a mettere in comunicazione satelliti e missioni (in futuro anche colonie umane) distribuite nel Sistema Solare.
Utilizza un protocollo simile a quello dei 'BitTorrent' e la prima 'pietra' è stata posata dalla Nasa sulla Stazione Spaziale Internazionale (Iss).
Se si escludono le centinaia di satelliti in orbita attorno alla Terra, generalmente a una distanza compresa tra 300 e 36 mila chilometri, il numero di sonde, satelliti o rover spediti dall'uomo in giro nel Sistema Solare è molto limitato. Ma l'ingresso di aziende private nel settore spaziale e i propositi espressi da molte agenzie spaziali di volere estendere la presenza umana anche sulla Luna o su Marte comporta la necessità di superare alcuni limiti dovuti ai collegamenti.
Mentre le connessioni tra le basi di terra con i satelliti 'tradizionali' non hanno grosse difficoltà ben più limitate sono le possibilità di poter dialogare con le missioni lontane dal nostro pianeta.
A creare problemi possono essere ad esempio interruzioni dovute alle radiazioni emesse dal Sole oppure avere rover o satelliti in 'zone d'ombra'.
Con i sistemi attuali bisogna spesso attendere di avere una 'finestra' di comunicazione che può essere anche molto breve, con il rischio di non finire l'invio dei dati necessari e dover ripetere le operazioni quando se ne ripresenta l'opportunità.
Per superare il problema la Nasa ha deciso di mettersi subito al lavoro ponendo le basi una nuova rete di comunicazioni basata su un protocollo innovativo.
Per garantire che le comunicazioni di una sonda riescano sempre ad arrivare a destinazione la nuova rete spezzetta il segnale in tanti pacchetti indipendenti di dati che vengono riassemblati quando arrivano a destinazione.
Una tecnologia detta Dtn (Delay/Disruption Tolerant Networking) simile a quella usata per i BitTorrent (molto popolare per i download 'collettivi' di contenuti multimediali) ed è stata sviluppata con le maggiori istituzioni mondiali responsabili della creazione di Internet.
Quando non è possibile comunicare in modo diretto con la Terra, con questo sistema i dati vengono inviati al 'nodo' più vicino, ad esempio il computer di una sonda in orbita su un altro pianeta. Una volta ricevuto i dati, la sonda li immagazzina aspettando di trovare un altro nodo disponibile che a sua volta li riceve e li rimanda. Si crea così una rete su cui rimbalzano i dati fino a portarli a destinazione. La rete ha per ora un solo nodo, istallato sulla Iss, ma si prevede di trasformare le future missioni planetarie in altri nodi così da avere una vera rete.
«La nostra esperienza con la tecnologia Dtn sulla stazione spaziale - ha spiegato Cerf - porterà anche a speciali applicazioni per le comunicazioni dei telefonini, in particolare in casi di connessioni difficili o discontinue».
Il nuovo protocollo permetterebbe ad esempio di rendere più 'intelligenti' gli smartphone ritardando l'invio di dati fino a quando non trovano una potenza di segnale idonea e far risparmiare l'energia della batteria.
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