PALERMO. Si chiama bioreattore per la generazione di cartilagine e osso ingegnerizzati ed è il progetto realizzato da un ricercatore del centro palermitano Ri.Med che finirà su una stazione orbitante della Nasa. Verrà data la possibilità di testare nello spazio il processo di creazione di tessuti delle articolazioni, potendo così individuare terapie contro patologie degenerative come l’osteoartrosi e l’osteoporosi. La speranza è di compiere un decisivo passo avanti nella medicina personalizzata e nello sviluppo di tecnologie per l'ingegneria dei tessuti. Ideato dall’italiano Riccardo Gottardi, questo innovativo modello in vitro potrà essere utilizzato a scopi di ricerca medico-scientifica sulla Stazione Spaziale Internazionale. Il progetto, presentato per la prima volta negli USA in marzo, ha vinto un bando indetto da CASIS-Center for the Advancement of Science In Space, ente spin-off della NASA, aggiudicandosi l’incredibile opportunità di essere protagonista delle prossime ricerche scientifiche condotte sulla International Space Station. Si tratta di una stazione spaziale dedicata alla ricerca scientifica, con due obiettivi: il primo, come definito dalla NASA, è quello di sviluppare e testare tecnologie per l'esplorazione spaziale, ovvero tecnologie in grado di rendere sopportabili le condizioni vitali di un equipaggio in missioni oltre l'orbita terrestre, e acquisire esperienze operative per voli spaziali di lunga durata (ad esempio l’ipotetico viaggio sul pianeta Marte, che dovrebbe durare circa sei mesi). Il secondo obiettivo, con ricadute immediatamente tangibili sulla Terra e sulla salute dei cittadini, è fungere da laboratorio di ricerca in ambiente di microgravità: studi per la validazione dell’efficacia di farmaci e terapie che sulla Terra richiederebbero anni, possono essere osservati nello spazio in un arco temporale di qualche decina di giorni, questo perché in assenza di gravità i processi degenerativi subiscono una fortissima accelerazione. Il bioreattore di Riccardo Gottardi permette di comprendere l’interazione tra i tessuti delle articolazioni e di sviluppare quindi nuovi trattamenti utili a bloccare o far regredire il decorso di patologie degenerative come l’osteoartrosi e l’osteoporosi. Uno dei principali ostacoli nella comprensione dei meccanismi della malattia e nella ricerca di farmaci che possano ripristinare la cartilagine, è infatti che quest’ultima interagisce con altri tessuti dell’articolazione - in particolare con l'osso - e non può essere analizzata separatamente. Il bioreattore ricrea un ambiente fisiologico, un insieme di ossa e tessuti vascolarizzati in cui si osservano non solo gli effetti sulla cartilagine e sulle ossa ma anche gli effetti della reciproca interazione: in pratica si verifica come reagisce l’osso quando la cartilagine è danneggiata e viceversa. La Fondazione Ri.MED, istituita con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, promuove, sostiene e conduce progetti di ricerca biomedica e biotecnologica, favorendo il rapido trasferimento di risultati innovativi nella pratica clinica. Ri.Med è nata dalla collaborazione del governo italiano, della Regione, del Cnr, dell’università di Pittsburgh e dell’Upmc. Ha sede a Palermo ed è attualmente impegnata nella realizzazione del Centro per le Biotecnologie e la Ricerca Biomedica(CBRB), che costituirà un polo di riferimento per i ricercatori di tutto il mondo, ponendo la Sicilia all’avanguardia nel settore della ricerca biomedica e biotecnologica, un settore in continua espansione. Per il direttore generale della Fondazione Ri.MED, Alessandro Padova, «risultati come questo delineano lo spessore della ricerca condotta da Ri.MED. Grazie a partner come Cnr e Upmc e alle strategiche collaborazioni internazionali e all’accurata selezione dei più promettenti ricercatori, siamo in grado già ora di produrre proprietà intellettuale, brevetti e vere e proprie rivoluzioni nella traslazione clinica dei risultati scientifici».