ROMA. Dopo il mito degli smartphone, la cui crescita «boom» è finita, comincia a vacillare anche quello delle applicazioni. I nostri telefonini sono stracolmi di app, molte delle quali inutilizzate, e ne scarichiamo sempre meno di nuove, al netto di fenomeni del momento come Snapchat o Uber. Ecco perchè, nonostante il mercato garantisca ancora ricavi milionari, anche una grossa piattaforma come Apple sta rivoluzionando il suo negozio di app per aprirsi nuove possibilità di entrate. La tendenza a scaricare sempre meno nuove applicazioni è una conseguenza della saturazione del mercato degli smartphone nei Paesi più avanzati. Negli Stati Uniti, come evidenziato da un recente rapporto della banca d'investimento giapponese Nomura, il mese scorso i download delle 15 principali applicazioni sono scesi del 20% rispetto a un anno fa. In calo tutta la «famiglia» di Facebook - che oltre al social network annovera WhatsApp, Messenger, Instagram - ma anche YouTube, Spotify e Netflix. Le uniche app cresciute sono Uber e Snapchat. A riprova del fatto che nuove app non servono, dal rapporto emerge pure che i possessori di un telefonino «smart» trascorrono l'80% del tempo sempre sulle loro tre app più usate. Al di fuori degli Usa, rileva Nomura, i download delle 15 applicazioni più gettonate sono cresciuti di appena il 3% in un anno, trainati da mercati ancora in espansione come Cina e soprattutto India. Sempre ad eccezione di Uber e Snapchat che invece stanno attraversando il loro momento d'oro. Nonostante il rallentamento dei download e delle vendite di smartphone l'anno scorso comunque il mercato delle app ha prodotto ricavi per oltre 34 miliardi di dollari, senza contare le entrate provenienti dalle inserzioni pubblicitarie. Per evitare di perdere colpi Apple ha appena annunciato una rivoluzione nei modelli di business del suo App Store, in particolare per le applicazioni in abbonamento. Quelle che garantiscono pagamenti, anche 'micrò, periodici da parte degli utenti. Questa tipologia potrà essere adottata per qualsiasi tipo di app, non solo servizi streaming o news, e in più dopo il primo anno di abbonamento la suddivisione dei ricavi fra gli sviluppatori e Apple sarà ancora più vantaggiosa per i primi: 85/15 al posto di 70/30. Stessa ripartizione, riporta il sito Recode, sta per adottare Google e in modo anche più accattivante perchè la divisione delle entrate 85/15 non scatterà dopo un anno di abbonamento, ma subito. Apple inoltre sta introducendo i pagamenti per il posizionamento 'sponsorizzato' delle app nei risultati di ricerca. Mossa che a Google già da tempo garantisce entrate milionarie.