ROMA. Circondarsi delle persone giuste, avere buone relazioni allunga l'aspettativa e le condizioni di vita. Insomma sta nelle amicizie e nella gente che ci sta vicino il segreto della felicità, quello che ci permette di vivere e invecchiare nel migliore dei modi. Il risultato emerge da quelle che sembra essere la ricerca più lunga della storia nel campo della felicità.
Lo studio guidato da Robert Waldinger, professore di Harvard, è stato avviato infatti nel lontano 1938 dall'ateneo di Boston. In 75 anni sono state coinvolte ben 724 persone, tutti maschi, divise in due macro-gruppi: da un lato 268 studenti al secondo anno dell’ateneo bostoniano seguiti dall’equipe dello psichiatra George Vaillant (tra cui il futuro presidente degli Usa John F. Kennedy); dall'altro i 456 ragazzi fra i 14 e i 16 anni (tutti residenti nei sobborghi di Boston) “analizzati” dalla School of Law.
Ogni due anni gli studiosi incontravano sempre le stesse persone per sottoporle a questionari di valutazione ed esami medici. Lo scopo era quello di capire quali fossero i fattori che garantiscono una vita felice e, allo stesso tempo, capire cosa volesse dire per le persone intervistate vivere e invecchiare felicemente.
Il risultato è chiaro: "Le buone relazioni ci mantengono felici e più sani". Una scoperta che, secondo il professore, è tutto fuorché banale. In quanto umani siamo portati a dimenticarci di una cosa tanto semplice: «Le relazioni – ha sentenziato lo psicologo - sono caotiche e complicate e il duro lavoro di prendersi cura della famiglia e degli amici, non è né sexy, né popolare. Dura tutta la vita, non finisce mai».
Inoltre, se per i risultati paralleli che sono emersi si parla di correlazione, nel caso delle relazioni c’è una buona dose di causalità. Come hanno notato gli psicologi alle prese con coppie di sposi ottantenni. Nella loro memoria, litigate e incomprensioni lasciavano posto alla sensazione di poter comunque contare l’uno sull’altra ogni volta che le cose si fossero fatte davvero complicate. Come a dire che conta di più la qualità della relazione che la quantità di quelle che si instaurano.
«Studi come questo – ha affermato Waldinger durante il suo discorso - sono estremamente rari. Quasi tutti i progetti di questo tipo decadono nel giro di un decennio perché troppe persone abbandonano lo studio, o perchè finiscono i finanziamenti, o i ricercatori vengono distratti, o muoiono, e nessuno va avanti». Costanza, dunque. Non a caso Waldinger è il quarto responsabile della ricerca dal 2003 e a lui si deve l’allargamento dei soggetti analizzati alle mogli e ai figli degli intervistati originari.
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