NEW YORK. «La morte? Meglio non pensarci»: a Woody Allen l'idea «preoccupa da tutta la vita, sin da quando avevo cinque anni». Ma «la cosa migliore è cercare di tenere il pensiero fuori dalla propria testa» e concentrarsi, per esempio, sul prossimo progetto. È lo stesso regista a confessarlo in un'intervista a tutto campo a Hollywood Reporter. In occasione dell'uscita del suo nuovo film 'Cafè Society', che segnerà l'apertura del Festival di Cannes l'11 maggio, Allen si racconta parlando dal tema della morte ma anche del matrimonio con Soon-Yi, della sua evoluzione artistica e delle elezioni americane, fino al rapporto conflittuale con la tecnologia. L'unione con Soon-Yi è «una delle migliori esperienze della mia vita», rivela il regista, che ha compiuto 80 anni lo scorso dicembre. «Siamo sposati da 20 anni, e prima siamo stati insieme per un altro paio di anni - spiega -. È una grande moglie, mi ha dato una vita familiare stabile e meravigliosa, ed è di grande compagnia». «Ogni volta che si incontra qualcuno, ed è quello giusto, porta un grande contributo emotivo alla tua vita», prosegue, precisando che lui e la consorte non sono stati minimamente traumatizzati dallo scandalo che ha accompagnato l'inizio della loro relazione. Soon-Yi, di 35 anni più giovane, era infatti figlia adottiva della ex del regista Mia Farrow, sua compagna quando iniziò l'amore. Anche lui spiega di aver dato a Soon-Yi opportunità enormi. «Ho reso la sua vita migliore - chiosa -. Ha avuto un'educazione molto difficile in Corea. Viveva per le strade, finchè a sei anni non è stata messa in un orfanotrofio. Io le ho dato grandi occasioni, e lei ha saputo trasformarle». Nell'intervista, Allen affronta il tema del suo percorso artistico: «Credo di essermi evoluto. Quando ho iniziato a fare film mi interessavano solo le battute, poi, nel corso degli anni, sono diventato più ambizioso, volevo fare lavori più profondi, migliori». Del suo ultimo film, 'Cafè Society', dice che ha voluto realizzare una sorta di romanzo su una famiglia e sulle relazioni dei suoi membri. «Volevo la struttura di un romanzo - spiega - per potermi soffermarmi su ognuno di loro». Con Hollywood Reporter il regista parla anche del suo conflittuale rapporto con la tecnologia, rivelando che non ha ancora un computer. «Ho solo un cellulare ma è molto limitato: so fare chiamate, e la mia assistente ha caricato tutti i miei dischi jazz». Per quanto riguarda le elezioni americane, invece, ribadisce di essere «un fan di Hillary Clinton», ma gli «piace molto Bernie Sanders». E Donald Trump? «Lo incontro alle partite di basket e al Lincoln Center - conclude -. È una persona piacevole, difficile associarlo con molte cose che ha detto durante la campagna elettorale».