Giovedì 19 Dicembre 2024

Studio svela: toccare le parti "intime" di un robot crea imbarazzo

ROMA. Toccare parti 'intime' di un robot umanoide, come gli occhi o i glutei, provoca imbarazzo: a indicarlo è un esperimento condotto con un gruppo di volontari alle prese con Nao, uno robot umanoidi più usati al mondo. Lo studio guidato da Jamy Li, dell'Università di Stanford, e presentato alla conferenza dell'Associazione Internazionale sulla Comunicazione in corso a Fukuoka on Giappone dimostra che davanti a robot con sembianze umane le persone hanno reazioni sociali 'primitive', suscitando reazioni simili a quelle che si provano verso un essere umano. Risultati potranno aiutare a progettare l'aspetto dei futuri robot. L'interazione tra robot e uomini è destinata nel tempo a diventare sempre più forte e alcuni studi hanno già dimostrato come l'aspetto delle macchine sia una delle basi si cui possa nascere una sorta di empatia. Analizzando alcuni parametri, come la conduzione elettrica e i tempi di reazione, i ricercatori americani si sono spinti ancora più avanti: alla ricerca di reazioni emotive in atteggiamenti 'intimi'. Per questo un robot umanoide è stato programmato per chiedere a dei volontari di toccargli 13 diverse parti del corpo, tra cui punti 'intimi' come gli occhi e i glutei. I dati hanno mostrato che le persone sono state più riluttanti e imbarazzate nel toccare questi ultimi punti rispetto a al tocco di mani o collo. Secondo i ricercatori lo studio indicherebbe che si tratti di reazioni 'primitive' e che le convenzioni sociali legate al toccare le parti intime di altre persone si applichino anche ai robot. Più prudente è invece la posizione di Filippo Cavallo, esperto di robotica sociale della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, secondo il quale «l'esperimento dei ricercatori americani è in realtà un lavoro preliminare fatto usando un robot giocattolo molto diffuso e che potrebbe essere approfondito meglio utilizzando robot con sembianze davvero umane, di cui esistono numerosi esempi». «Più in generale - ha aggiunto - quello che si sta cercando in questi anni è di arrivare alla creazione di robot capaci di rilevare gli stati emotivi della persona che si trovano davanti. Capire ad esempio se sta annoiando l'interlocutore umano oppure se avvicinandosi troppo ne invade il cosiddetto spazio personale».

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