Venerdì 22 Novembre 2024

Raccolto il primo mazzo di fiori spaziale

ROMA. Raccolto il primo mazzo di fiori spaziale. Le zinnie sbocciate in gennaio sulla Stazione Spaziale sono state raccolte dall'americano Scott Kelly, l'astro-giardiniere che le ha aiutate a crescere nella serra spaziale Veggie. La stessa operazione è stata fatta a Terra dalla Nasa, in una serra identica a quella spaziale. Adesso i due mazzi di fiori saranno analizzati e confrontati per capire come l'assenza di peso influenza lo sviluppo delle piante. «Ho curato i fiori spaziali sino ad oggi e ora restano solo ricordi», ha scritto su Twitter l'astronauta con un pizzico di rammarico. Anche i 'giardinieri di terrà, Chuck Spern e John Carver della Nasa, hanno provato dispiacere a tagliare le corolle dopo averle seguite costantemente per tre mesi. «Ma è nell'interesse della scienza, così potremo andare su Marte», ha rilevato Spern. Le zinnie, infatti, sono un test che fornirà informazioni su altre piante da fiore che potrebbero essere coltivate e mangiate nello spazio, come i pomodori. Seminate nel novembre 2015 e cresciute in circa tre mesi, le zinnie 'spaziali' sono state sottoposte a fattori di stress ignoti alle loro corrispettive 'terrestri', come muffe e funghi, che si temeva potessero compromettere l'esito dell'esperimento. Il confronto tra i fiori sbocciati nello spazio e quelli che si sono dischiusi sulla Terra, per esempio, potrà spiegare perchè sono state colpite solo le zinnie coltivate in microgravità. Per fare le analisi e i confronti, i fiori raccolti nel laboratorio del Kennedy Space Center e i fiori raccolti nello spazio sono stati sottoposti a tre tipi di trattamento: alcuni sono stati essiccati per raccogliere i semi, altri sono stati congelati ad una temperatura di 80 gradi sotto lo zero e un terzo gruppo è stato semplicemente pressato. In attesa dei risultati, le attività di giardinaggio sulla Stazione Spaziale non si fermano qui: è in preparazione una nuova versione di Veggie, con due tipi di ortaggi, lattuga rossa romana come quella già gustata dagli astronauti nell'agosto 2015 e la verza Tokyo Bekana.

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