MILANO. Il buongiorno si vede dal Dna: è infatti il nostro genoma a decidere se siamo allodole o gufi, ovvero se abbiamo la tendenza ad alzarci presto al mattino o a tirar tardi la sera. È quanto dimostra un vasto studio genetico condotto su quasi 90 mila persone, che ha portato alla scoperta di ben 15 regioni del Dna associate all'essere mattinieri.
I risultati sono pubblicati su Nature Communications dalla '23andMe', la società biotech californiana sostenuta dal colosso di internet Google.
I ricercatori, guidati dall'esperto di statistica genetica David Hinds, hanno intervistato ben 89.283 persone, chiedendo attraverso un questionario online quali fossero le loro abitudini in tema di sonno. Poi hanno analizzato a tappeto il loro Dna (attraverso uno studio di associazione sull'intero genoma, Gwas), riuscendo così a identificare specifiche varianti genetiche associate con l'abitudine ad alzarsi presto al mattino. Molte di queste sequenze genetiche si trovano posizionate vicino a geni coinvolti nella regolazione dell'orologio biologico e ad altri che controllano la percezione della luce.
Dalle analisi statistiche, invece, non è emerso alcun legame preciso tra queste sequenze e alcuni disturbi spesso lamentati dai più mattinieri, come l'insonnia e le apnee nel sonno.
Due le ipotesi sul tavolo: o la numerosità del campione studiato è troppo ridotta per evidenziare le radici di problemi così eterogenei dal punto di vista genetico, oppure la comparsa di questi disturbi del ciclo sonno-veglia risentono fortemente di fattori ambientali, variabili che non sono state prese in considerazione nello studio.
I ricercatori della '23andMe' intendono comunque approfondire la questione, con l'obiettivo di mettere a punto nuovi farmaci per regolare le lancette dell'orologio biologico.
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